Certificato medico sbagliato in Thailandia
bancaria campana rischia il processo

Certificato medico sbagliato in Thailandia bancaria campana rischia il processo
di Nicola Sorrentino
Domenica 11 Aprile 2021, 00:32 - Ultimo agg. 17:39
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Un’impiegata presso un istituto bancario di Scafati rischia di finire sotto processo per aver soggiornato, più del dovuto, in Thailandia, utilizzando un certificato medico che lei stessa avrebbe alterato. La donna è accusata dalla Procura di Nocera Inferiore, che ne ha chiesto il rinvio a giudizio, per truffa e falso commesso da pubblico ufficiale in atti pubblici. L’inchiesta abbraccia un periodo compreso nei primi mesi del 2016, tra gennaio e febbraio. L’imputata, dipendente di una banca di Scafati, si trovava in Thailandia, presso un ospedale, dal quale aveva ricevuto un certificato medico datato 20 gennaio 2016. Presso la struttura, la donna si trovava dal 22 dicembre del 2015. Sul certificato - secondo le accuse - la stessa avrebbe inserito la dicitura «30 days» (30 giorni) nella parte relativa al periodo di convalescenza. In questo modo, avrebbe prolungato in maniera del tutto illegittima il suo periodo di soggiorno in Thailandia.

Stando agli elementi dell’accusa, sarebbe stata proprio lei ad alterare e falsificare il certificato.

La ragione di una modifica di quella documentazione avrebbe causato alla banca, datrice di lavoro della donna, un danno patrimoniale, che avrebbe permesso così alla stessa di ottenere il saldo dell’indennità di malattia per un periodo compreso dal 20 gennaio 2016 al 19 febbraio dello stesso anno. Un profitto ritenuto «ingiusto» dall’autorità giudiziaria. Le indagini sul caso partirono dopo la denuncia presentata proprio dall’istituto di credito, nella figura del presidente del Consiglio d’amministrazione. La polizia giudiziaria, successivamente, acquisì la documentazione fornita dalla banca, per poi ascoltare diverse persone informate sui fatti.


L’ANOMALIA
La donna si trovava in ospedale probabilmente per qualche problema di natura fisica, ma nel momento in cui inviò il certificato, l’istituto di credito, attraverso una serie di verifiche, avrebbe riscontrato qualcosa di anomalo. L’indagine della Procura di Nocera Inferiore fece poi il resto, con la doppia contestazione per truffa e falso in atto pubblico contestato alla dipendente. Ad indagine chiusa, il sostituto procuratore titolare del fascicolo ha chiesto per la 39enne il rinvio a giudizio. La stessa potrà ora difendersi dinanzi al gip, in udienza preliminare, assistita dal proprio avvocato di fiducia. E spiegare, nei dettagli, il perché di quella contestazione a suo carico. Solo dopo aver valutato gli elementi dell’accusa e quelli della difesa, il giudice deciderà se accogliere la richiesta della Procura.

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