Chiara Francini al campus di Salerno
come testimonial: «La libertà è vita»

Chiara Francini al campus di Salerno come testimonial: «La libertà è vita»
di Barbara Landi
Mercoledì 12 Febbraio 2020, 19:40 - Ultimo agg. 20:11
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«Studiare mi ha reso libera. Ed essere liberi è la cosa più importante per cui dovrete lottare. La libertà è vita, la cultura è condivisione». Conquista e affascina la platea l’attrice e scrittrice Chiara Francini, testimonial e coach motivazionale di UnisaOrienta, il grande evento promosso dall’università di Salerno per un orientamento consapevole alla scelta del percorso di studi.

Nell’evento realizzato in collaborazione con DLiveMedia, con la sua energia e il sorriso incontenibile Chiara travolge gli oltre 1.300 studenti delle scuole superiori che affollano l’aula magna, destabilizzati dall’inaspettato discorso profondamente commovente dello statista Piero Calamandrei del 1955 ai giovani, su cui l’artista si sofferma a lungo, citando la Costituzione e parlando di diritto allo studio, di “capaci e meritevoli che hanno diritto di raggiungere i gradini più alti dello studio anche se privi di mezzi” e di “un’Italia fondata su studio, lavoro e dignità delle persone. «Voi avete l’avvenire davanti a voi -  insiste – La libertà è come l’aria. Ci si accorge di quanto sia importante solo quando inizia a mancare, quando si avverte quel senso di asfissìa, che gli uomini della generazione di Calamandrei hanno avvertito per 20 anni. La Costituzione è fatta di sangue, è una sorta di testamento dei giovani morti per rendere noi vivi e liberi. Vi auguro di ricordare che ogni giorno bisogna vigilare sulla libertà». E conclude: «Dovete rendervi conto che la vita è tra le vostre mani, ma dovete coltivarla, curarla. Se seguirete l’istinto e la passione, tutto risulterà più facile».

Libertà, soprattutto, di essere donna, «non un passo avanti o un passo indietro, ma camminando a testa alta sempre. Inevitabilmente le donne non partono dallo stesso punto dei maschi, per cui lo studio mi ha reso più consapevole di dover essere veloce, empatica, di riconoscere le caratteristiche del mio interlocutore. Non sono femminista, io sono femmina. È come se noi donne non potessimo permetterci di non essere brave», incalza.
 

La laurea cum laude, la “cazzimma”, l’essere tenaci e volitivi, sono per Chiara alcune caratteristiche determinanti per la società contemporanea: «Volli, sempre volli, fortissimamente volli», chiarisce. Fondamentale, però, anche fallire «perché cadere è nutriente, evolve, rivoluziona, permette di guardare il mondo da una prospettiva completamente differente. Il fallimento è un percorso necessario e formativo, ogni ferita ti rende unico».

Un legame si fortifica con l’università di Salerno, dove Chiara Francini incontra gli studenti per la seconda volta, non negando la possibilità di poter tornare magari in futuro con uno spettacolo in teatro di ateneo.

«La bellezza salverà il mondo, diceva Dostoevskij. Io sono convinta invece che l’autoironia salverà il mondo, perché è la capacità di vedersi e di comprendere come quelle che riteniamo stranezze, brutture, fuori dalla normalità, siano invece incredibili possibilità di essere unici – continua Chiara – Le discrasie, i difetti, sono straordinarie opportunità. Io non sarò mai la più bella o la più brava, ma non esisterà mai un’altra più Chiara Francini di me. I miei genitori mi hanno lasciata libera di nutrire le mie passioni. Il cuore vero dello studio è fatto di tensione verso ciò di cui non si può fare a meno. Lo studio mi ha insegnato a capire i miei talenti e i miei limiti. Nel mezzo c’è la via della felicità e del successo. La perfezione non esiste, Tolstoj diceva che l’uomo è imperfetto perchè il perfetto è disumano. Dobbiamo essere fieri esempi di imperfezione umana».

Lo studio che accende una passione che si alimenta, fino ad intraprendere la carriera di scrittrice: «L’atto più coraggioso e incosciente della mia vita», insiste l’autrice, al lavoro al suo quarto romanzo. Il titolo del suo ultimo libro, “Un anno felice” (oltre 30mila copie vendute) diventa l’augurio dello staff di ateneo per incoraggiare le future matricole.

«La scrittura è condivisione. Non credo all’intellettuale chiuso nel suo eremo. Scrivo ovunque, anche sull’autobus, lasciandomi ispirare dalle persone. Scrivere è l’atto più bello del mondo, di creare universi. Il cinema è meraviglioso, ma c’è qualcuno che ti dice cosa fare. La scrittura significa mettere i propri colori, creare il proprio arcobaleno, dire “questo sono io, amatemi”. La bellezza è l’identificazione del lettore: è come se ti prendesse per mano, con grande cura».
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