Chiede l’accesso al «salva-suicidi»,
la risposta arriva dopo 2 anni

Chiede l’accesso al «salva-suicidi», la risposta arriva dopo 2 anni
di Petronilla Carillo
Sabato 2 Marzo 2019, 06:15 - Ultimo agg. 07:09
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Aveva fatto richiesta di accesso alla cosiddetta legge «salva suicidi» ma, dopo tre anni, ancora attende una risposta. Questo perché, scrive in una lettera inviata (tra gli altri) al presidente della Repubblica Sergio Mattarella, la relazione del commercialista incaricato dal giudice della fallimentare di valutare l’ammissibilità della sua proposta, è stata depositata soltanto il 6 dicembre 2018. Una «anomalia» scrive l’imprenditore, di cui ora chiede conto oltre che al capo dello Stato, anche al presidente del Consiglio superiore della magistratura, al ministro della Giustizia e ai vertici deglle istituzioni giudiziarie salernitane. «A tutt’oggi - scrive l’imprenditore Pasquale Allegretti - ancora non so di che morte devo morire». In poche righe di accompagnamento ad una serie di documenti inviati alle istituzioni e ai giornali, spiega anche quella che è la sua situazione personale: padre di quattro figli, da poco separato e senza dimora se non - scrive - «ospite di sua madre». 

Insomma ritardi che ora pesano sulla sua vita e di cui vuole avere spiegazione dal momento che il giudice fallimentare aveva dato incarico al commercialista nell’aprile del 2016. Ma non solo: da dicembre ad oggi, è passato ancora altro tempo. Tempo importante per lui. 

Nelle tredici pagine di relazione il commercialista «ritardatario» , nel ricostruire la sua vicenda storica e quella della sua azienda, la Truck Service srl, ha anche espresso parere favorevole. Insomma, avrebbe riconosciuto la sua posizione di sovrindebitamento che gli darebbe diritto a stipulare accordi con i creditori per il pagamento dei debiti insoluti. In pratica, il meccanismo è semplice: il debitore potrà accedere ad un piano di rientro creditizio commisurato ai suoi debiti ed averi;i creditori, dall’altra parte, non riceveranno l’intera somma cui hanno diritto, ma solo la parte che realisticamente il debitore può permettersi di pagare. 
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