Spacciavano nel centro storico: approvvigionamenti settimanali di cocaina a cui si affiancava – ma solo come attività collaterale – lo smercio di hashish. Affondo della Procura per i cinque protagonisti dell’inchiesta dell’Antimafia, denominata “Deejay 2014”, culminata nel giugno 2016 con l’emissione di dieci misure cautelari. Ieri, all’epilogo del processo di primo grado a carico degli imputati che hanno scelto di essere giudicati con il rito ordinario, c’è stata la requisitoria del pubblico ministero Rocco Alfano che, dopo aver ricostruito l’organigramma del gruppo, ha chiesto 9 anni per Luca Avallone, 47 anni, gestore di diverse attività di ristorazione nel centro storico della città, tra cui il ristorante “La Lampara”in via Antica Corte; 8 anni per Matteo Vitale, 44 anni, accusato di gestire con Avallone il giro di droga e ritenuto dalla Procura il “motore” del gruppo criminale; 5 anni per Nunzio Bottiglieri, 44 anni che li riforniva da Torre Annunziata; 3 anni e 3 mesi per Antonio Quaranta, 37 anni di San Mango Piemonte e 3 anni per Mariano Capparella, 50 anni, originario di Pollena Trocchia ma residente a Mercatello. L’udienza è stata quindi aggiornata alla primavera prossima quando, dopo le arringhe difensive (nel collegio gli avvocati Bianca De Concilio, Lucia Miranda, Vincenzo Faiella e Luigi Gargiulo), i giudici si ritireranno in camera di consiglio.
Si avvia quindi all’epilogo il procedimento giudiziario figlio della maxi inchiesta della Distrettuale antimafia che fotografò una grossa attività di spaccio organizzata dall’ottobre del 2014 e documentata dagli inquirenti fino al febbraio 2015, data in cui si conclusero le intercettazioni.
Oggetto d’interesse restava la cocaina, venduta in particolare nel centro storico ma anche in altre zone della città (da Fratte ai quartieri orientali) e talora a domicilio degli assuntori. A questo traffico Avallone aveva abbinato quello di hashish, con un’attività autonoma per la quale aveva cercato nuovi fornitori.
Il blitz scattò nel giugno 2016 all’esito di una capillare indagine. L’unico a finire dietro le sbarre fu Luca Avallone, gli altri ai domiciliari.