C’è chi ha scoperto che il proprio consorte aveva intessuto altre relazioni extraconiugali mandando a rotoli il matrimonio e chi, addirittura, oltre al tradimento ha dovuto fare i conti con una vera e propria vita parallela creata dal partner che non solo aveva un’altra donna ma anche altri figli e, quindi, un’altra famiglia. Storie diverse, finite tutte con la separazione addebitata dai giudici al coniuge fedifrago e che, ora, si sono spostate su un altro piano, quello del risarcimento dei danni. Sono svariati i procedimenti pendenti davanti al tribunale civile di Salerno chiamato a pronunciarsi su una materia del diritto di famiglia ormai in continua evoluzione, il risarcimento danni richiesto a seguito di infedeltà. «È bene specificare - spiegano gli avvocati della sezione di Salerno dell’Ami (Associazione Avvocati Matrimonialisti Italiani) Claudio Sansò, Marianna Grimaldi e Laura Fasulo - che l’infedeltà non è l’unico presupposto per la risarcibilità del danno. Come sottolineato infatti più volte dai giudici nelle ordinanze di rigetto “l’infedeltà può non essere causa della separazione tra coniugi poiché spesso il legame si era rotto prima del tradimento” che, di conseguenza, non può essere l’unico elemento per intraprendere un’azione risarcitoria nei confronti del partner. Al coniuge non basta quindi aver violato il patto di fedeltà per vedersi automaticamente addebitare la separazione. L’addebito, a sua volta, sebbene sia presupposto importante per intraprendere un’azione risarcitoria non è da solo sufficiente per ottenere il risarcimento».
Dando uno sguardo ai numeri si scopre che il 60% delle separazioni approdate davanti alla prima sezione civile del tribunale di Salerno avvengono per via consensuale, il restante 40% per via giudiziale. «Nell’ambito di quest’ultima percentuale - proseguono i legali dell’Ami - emerge un altro dato significativo: solo nel 10% dei casi i giudici salernitani attribuiscono l’addebito della separazione a uno dei due coniugi per infedeltà».