Ucciso dal Covid, addio a Lucio
infermiere di rianimazione

Ucciso dal Covid, addio a Lucio infermiere di rianimazione
di Laura Naimoli
Domenica 27 Dicembre 2020, 06:50 - Ultimo agg. 13:16
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La tac ai polmoni aveva parlato chiaro qualche giorno fa, contraddicendo tutta la speranza che dallo scorso otto dicembre ha animato Lucio, la sua famiglia e i suoi colleghi del reparto di rianimazione dell’ospedale di Eboli. Il covid si è portato via un gigante gentile, un uomo alto e completamente sano di cinquantadue anni, nella notte della magia, quella della Vigilia di Natale, quella in cui ci hanno detto, fin da bambini, che i miracoli sono possibili. E invece, quest’anno non è arrivato nessun miracolo, non per Eboli che ha perso un concittadino, un amico, un marito, un padre di tre creature che adesso devono trovare la forza di camminare senza il proprio papà. Lucio è stato benvoluto da tutti perché aveva un cuore grande ed era sempre disponibile.

«Una persona squisita e generosa che la vita non ha saputo ricompensare con la stessa generosità con cui egli conduceva la sua vita stessa». Questo è quello che raccontano i suoi colleghi del reparto di rianimazione del Maria Santissima Addolorata, dove Lucio lavorava come infermiere, con dedizione e vocazione. «Abbiamo perso un pilastro della famiglia – racconta Alfredo, suo nipote- Lo strazio più grande è di non poter stare vicino ai miei cugini Andrea Mattia e la piccola Maria; di non poter abbracciare mia zia Clara. L’ho sentito l’ultima volta con un messaggio: gli ho scritto che l’Inter aveva vinto contro il Napoli, provando a tirargli su il morale. Era un infermiere, ma per noi della famiglia era il nostro eroe. Durante la prima ondata della pandemia l’abbiamo visto poco: era molto scrupoloso e addirittura si era trasferito nella tavernetta per non aver contatti con la famiglia. Ci siamo tanto aiutati in questi mesi perché sia lui che io eravamo devastati dalla perdita improvvisa di mio padre, suo fratello. Ho perso mio padre ad aprile e tre giorni fa il mio migliore amico. Spero che il suo sacrificio in prima linea, per combattere questo maledetto virus serva a sensibilizzare le persone al rispetto delle regole». 
Il primogenito di Lucio, Andrea, ha ereditato la vocazione del papà e per questa ragione poco meno di un mese fa, aveva conseguito la laurea in scienze infermieristiche. Non è chiaro come Lucio abbia contratto il virus. Una delle ipotesi è che il contagio sia avvenuto in ospedale, nel reparto di rianimazione che è dedicato ai pazienti covid.

Il tampone era risultato positivo agli inizi di dicembre, ma le sue condizioni non sembravano gravi. Il virus ha poi cambiato rotta, prendendo il sopravvento sui polmoni. Nulla è bastato a strapparlo dalla morte che si è portata via ventidue cittadini. La notizia della morte di Lucio si è diffusa in pochi minuti. Il cibo è rimasto nei piatti e il vino nei bicchieri. Ieri mattina ha lasciato per l’ultima volta il suo reparto e il suo ospedale. I colleghi, i medici il personale paramedico lo ha accompagnato all’uscita con un lungo applauso .

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