«Per assistere gli anziani positivi
ho scelto di stare lontano dai miei cari»

«Per assistere gli anziani positivi ho scelto di stare lontano dai miei cari»
di ​Roberta Salzano
Giovedì 14 Maggio 2020, 06:30 - Ultimo agg. 08:33
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Non vede moglie e figlio da giorni, incoraggia gli ammalati e canta con loro l’inno della squadra il cuore: il Napoli. Vittorio Cuomo, operatore sanitario di 36 anni arriva da Angri e ha risposto all’appello della struttura sanitaria per anziani a Sant’Anastasia. Con più di cinquanta casi positivi al Covid–19, la residenza di Madonna dell’Arco è in quarantena dal 26 marzo scorso. Da due settimane Vittorio fa parte del personale. Ha lasciato il suo lavoro a Sorrento per rinchiudersi insieme a 50 anziani per assisterli. Con lui altri tredici nuovi operatori.

«Ho lavorato a lungo sulle ambulanze del 118, ad Angri, a Sant’Agnello - spiega - prima di accettare l’incarico a Madonna dell’Arco mi occupavo del trasferimento di pazienti, a Sorrento. Avevo sentito parlar bene della Rsa di Sant’Anastasia e ho deciso che in un momento tanto difficile, accogliere il loro appello era mio dovere. Sono un infermiere, è il mio lavoro. Certo, sto pagando la scelta a caro prezzo, non vedrò mia moglie e mio figlio Gaetano, che ha solo cinque anni, per un bel po’ di tempo ma altrimenti non è possibile. Loro sono da mia suocera, li sento al telefono e quando il piccolo mi ha chiesto perché non fossimo insieme, gli ho risposto che sto facendo qualcosa di bello, per il suo e nostro futuro».
 

I primi giorni di quarantena obbligatoria sono stati tragici per la struttura, che ha registrato un decesso al giorno per un totale di dieci da quando è cominciata l’emergenza. I nuovi infermieri ed operatori che prendevano servizio se ne andavano via poco dopo o non si presentavano per nulla, dopo aver preso accordi. La paura del contagio, pur con tutte le precauzioni, era troppo forte. «Per fortuna abbiamo tutte le protezioni possibili, tute, mascherine, occhialini, calzari, copricapo, un’organizzazione perfetta, siamo protetti e proteggiamo gli altri, spesso talmente coperti di dispositivi che non sappiamo nemmeno riconoscerci l’un l’altro. Non ho paura di questo. Ho paura del futuro, temo che in troppi ancora non si rendano conto del rischio, lì fuori - aggiunge - La paura passa, quando sono al lavoro, poi rientro a casa, da solo. E riesco solamente il giorno dopo. Vorrei dirlo a tutti, farglielo imprimere bene nella testa: devono restare a casa». 
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