Il chirurgo in trincea a Piacenza:
«Contagiato con moglie e figlio»

Il chirurgo in trincea a Piacenza: «Contagiato con moglie e figlio»
di Carmela Santi
Martedì 5 Maggio 2020, 06:05 - Ultimo agg. 08:09
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«Ho ancora negli occhi i volti delle tantissime persone che hanno perso la vita. Dietro ad ogni numero di questo drammatico bilancio covid è doveroso ricordare che ci sono vite umane, molte delle quali purtroppo non ce l’hanno fatta». A stento riesce a trattenere le lacrime il dottore Luigi Conti. Originario di Vallo della Lucania, il medico 38enne vive e lavora a Piacenza. È chirurgo presso l’ospedale della città emiliana. Anche lui non è stato risparmiato dal virus. È stato tra i primi medici del nosocomio a risultare positivo. Insieme a lui sono stati contagiati anche il figlio di appena tre anni e la moglie in attesa della seconda figlia. La piccola nascerà ad agosto. Il chirurgo cilentano ha vissuto giorni di grandi preoccupazioni e di gran dolore. Il medico che ad un certo punto diventa paziente per poi tornare in prima linea per prendersi cura dei suoi pazienti. 
 

«Sono ancora traumatizzato - racconta - siamo arrivati a registrare anche sette, otto decessi al giorno. Ad un certo punto ho pensato che la mia professione fosse ingrata. Mi sentivo impotente davanti a tante morti. Ogni volta alzare il telefono e comunicare ai familiari che il loro caro non ce l’aveva fatta è stato terribile». Il dottore Conti si dice fortunato. Lui e i suoi familiari sono riusciti a superare la malattia ma purtroppo tante, troppe persone non hanno sconfitto il coronavirus. «È stata come un’onda improvvisa che non ti aspetti», racconta. Piacenza è a soli 15 chilometri da Codogno, dove è stato isolato il primo caso italiano accertato di infezione da Covid 19. «Come struttura sanitaria - dice - ci siamo trovati fin dalla fine di febbraio nel cuore della pandemia, in tutta la sua drammaticità, con enorme impatto in termini di vite umane e di sconvolgimento della vita sociale, cancellando un’intera generazione». Conti è stato contagiato proprio nei primissimi giorni dell’emergenza, quando ancora si era inconsapevoli della pandemia.
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