«Noi in fuga dagli Usa per il Covid
ci siamo rifugiati nel Cilento»

«Noi in fuga dagli Usa per il Covid ci siamo rifugiati nel Cilento»
di Antonio Vuolo
Venerdì 20 Novembre 2020, 09:34
5 Minuti di Lettura

La paura del Covid-19 e la voglia di tornarsene a casa, in Italia. E la grande fortuna di avere un rifugio in un «paradiso terrestre», Pollica-Acciaroli, nel cuore del Cilento. Comincia così la storia di Anna Ponzo, 48 anni, e Luciano Canale, 45 anni, napoletani doc, che lo scorso 12 maggio decidono di lasciare il Maryland e gli Stati Uniti, dove lui lavora per la Banca Mondiale, insieme ai figli, Luca ed Eva, per vivere a Pollica-Acciaroli, dove già possedevano una residenza, e lasciarsi alle spalle un'America invasa dal Coronavirus.

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Pollica è stato il vostro rifugio?
«Praticamente sì.

Durante la prima ondata della pandemia, abbiamo deciso di tornare in Italia. Abbiamo vissuto una situazione molto difficile, per non dire drammatica, perché in America non c'è stata la stessa attenzione dell'Italia. Io e mia figlia abbiamo anche avuto il Covid, siamo state molto male. Ho dovuto portare mia figlia in ospedale, dove però affrontavano la questione Coronavirus in modo completamente opposto rispetto all'Italia».


Siete entrambi napoletani doc, perché non siete tornati a Napoli?
«Il primo approdo è stato a Pollica perché quando siamo rientrati, in pieno lockdown, era necessario avere la residenza in Italia, che noi abbiamo qui, nel Cilento».


Insomma, un trasferimento momentaneo?
«Già prima della pandemia, le confesso che stavamo pensando di tornare in Europa e, quindi, a casa. Napoli è la nostra città, abbiamo le nostre famiglie, gli amici, per cui inevitabilmente è stato il primo pensiero. E, poi, è stata la città che ho rimpianto per tanti anni perché mi mancava. Non le nascondo che fino a un mese fa c'era ancora l'idea di tornare a Napoli alla fine di questa emergenza».


E, poi, cosa è cambiato, tanto da farvi decidere di vivere definitivamente a Pollica?
«Ci siamo abituati, come dire, ai ritmi cilentani, al clima, alla gente, e stiamo benissimo. Poi, quando sono in primis i figli a dirti che vogliono vivere dove si trovano, noi genitori non possiamo che essere felici e assecondarli».
Torniamo ai mesi dell'emergenza. Sono stati davvero brutti negli Usa?
«Purtroppo sì. Vedevo proprio il modo diverso di affrontare l'emergenza sanitaria da parte di Trump e degli americani. Provvedimenti diversi da uno Stato all'altro, tamponi non obbligatori, etc. Molti americani ridevano se ti incontravano in strada con la mascherina. Noi, a un certo punto, ci siamo messi in isolamento, prima ancora che il Maryland proclamasse il lockdown».


Anche dall'America ha sempre seguito le sorti dell'Italia e della sua Napoli. Che effetto le faceva vedere Napoli così vuota in quei mesi terribili?
«Non le nascondo che ho anche pianto nel vedere le immagini della mia città, solitamente sempre molto piena di vita, incredibilmente deserta. Sono stati mesi duri davvero per tutti. Solamente da poche settimane quel carico di paura, di ansia, di stress, l'ho superato definitivamente».

Lei, tra l'altro, sempre in quei mesi, ha raccolto anche dei fondi per gli ospedali della sua città?
«Sì, abbiamo raccolto online dei fondi che poi abbiamo devoluto all'ospedale Cotugno, dall'inizio della pandemia sempre in prima linea, e anche ad altri ospedali campani, come per esempio Vallo della Lucania, proprio nel Cilento».


Per via del lavoro di suo marito avete viaggiato tantissimo, Pollica è allora la tappa finale?
«Abbiamo ritrovato qui la nostra serenità e qui vogliamo restare. Pensi che un mese fa sono stata a Napoli per motivi familiari e non vedevo l'ora di tornarmene a Pollica».


E come trascorrete le vostre giornate nel Cilento?
«Mio marito lavora in smart working e nel tempo libero si diletta con la pesca. Io faccio la mamma a tempo pieno e nel tempo libero, ancora oggi, ne approfitto per qualche tuffo nel mare blu di Acciaroli. I miei figli stanno benissimo, fanno il primo anno di scuola italiana, ovviamente anche loro in Dad, si sono ambientati. Hanno i loro amici, i loro spazi all'aperto. Ci avevano regalato l'America e il sogno americano, ma la nostra America è qui, nel Cilento».


E la gente come vi tratta?
«Io frequento Pollica da quando ero bambina, è stata sempre la mia isola felice. Ho sempre trascorso qui le mie vacanze estive, per cui già conoscevo da prima tante persone del posto. Però, al di là di questo, sono davvero uniche, ti fanno sentire a casa. Quando siamo arrivati e siamo stati in quarantena, come da protocolli sanitari, la mattina davanti la porta di casa arrivavano uova fresche, pomodori, limoni, pancetta. Insomma, cosa si può desiderare di più. In America, dopo sei anni, non conoscevo neppure i miei vicini di casa».

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