«Ho il coronavirus, l’ho detto a tutti
ma mi bollano come untore»

«Ho il coronavirus, l’ho detto a tutti ma mi bollano come untore»
di Silvia De Cesare
Sabato 7 Novembre 2020, 06:55 - Ultimo agg. 09:44
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È l’app Immuni ad accendergli la spia, quando una mattina lo avverte di essere venuto in contatto con soggetti positivi al Covid. Pochi secondi di silenzio, occhi al cielo a pensare chi, dove, come e quando, anche se a nulla serve. Ora occorre solo verificare, siamo a lunedì scorso. Un esame sierologico sembra arginare il problema, il risultato è negativo, ma una pulce nell’orecchio gli suggerisce di approfondire. Per mettere a tacere le maldicenze pubblica anche il risultato sui social. Due giorni dopo il tampone, nel giro di 48 ore la risposta: il danzatore e coreografo Francesco Boccia ha contratto il virus. «Sono a casa già da una settimana - racconta - chiuso nella mia stanza senza avere contatti di nessun tipo con familiari e amici».

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LA MAMMA
Se Boccia decide di andare fino in fondo e di non fidarsi del sierologico c’è una motivazione molto seria a monte.

Da diverso tempo condivide l’appartamento in cui vive con la mamma ottantenne, una donna forte, già bastonata dalla vita per aver perso il marito e due figli. Mischiarle il virus sarebbe una responsabilità troppo grande e un rischio che non merita. Idem per il fratello Amedeo, che ha deciso di portare avanti l’attività del papà Giovanni, la storica Salumeria Boccia, tra le più antiche sul corso cittadino. 


I MESSAGGI
Nonostante questo, il telefono del danzatore non smette di squillare e non sempre lo contattano per dimostrargli solidarietà, idem per i messaggi, spesso anonimi che gli arrivano in posta. «Mi definiscono un untore - racconta - mi colpevolizzano per essere andato in giro, ma l’ho fatto fino a quando non potevo immaginare di aver contratto il Covid. Del resto non mi sono mai sentito meglio, non ho mai avuto febbre, neppure qualche decimo e continuo a mangiare qualsiasi cosa assaporandone il gusto. Non potevo saperlo. Sono istrionico, nel mio lavoro forse anche un folle, ma con la vita, la mia e quella degli altri non si scherza. Amo essere rispettoso e pretendo che le persone facciano lo stesso con me». 

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