Salerno, 18 avvisi di garanzia
dopo la sfilata di ambulanze
per il sindaco di Capaccio

Salerno, 18 avvisi di garanzia dopo la sfilata di ambulanze per il sindaco di Capaccio
di Petronilla Carillo
Mercoledì 9 Ottobre 2019, 07:38 - Ultimo agg. 10 Ottobre, 10:55
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Diciotto persone indagate; 14 sottoposte a perquisizione e sequestri; 23 automezzi, di cui 20 ambulanze già utilizzate dalle associazioni per appalti e affidamenti in convenzione con l'Asl, sequestrate e messe a parcheggio presso un centro di accoglienza della Piana del Sele; sigilli al lido Kennedy di Paestum ed ad un immobile nelle disponibilità del Comune di Capaccio, già precedentemente requisito alla camorra. Otto i capi di imputazione contestati dalla procura di Salerno: trasferimento fraudolento di valori, peculato, interruzione di pubblico servizio; disturbo della quiete pubblica, favoreggiamento; invasione di edificio, false fatture e corruzione.

IL BLITZ
Capaccio ieri mattina si è svegliata sotto assedio della polizia di Stato. Gli agenti della Squadra mobile di Salerno, agli ordini dei vicequestori Marcello Castello ed Ennio Ingenito, hanno perquisito le abitazioni dei quattordici destinatari dei decreti di sequestro preventivo e portato via carte, documenti e supporti informatici presso le abitazioni private e le diverse sedi dell'associazione di soccorso Croce Azzurra. Materiale che sarà ora attentamente esaminato. L'inchiesta della Mobile viaggia su due differenti binari: quello relativo ad una serie di irregolarità commesse da Roberto Squecco e quello amministrativo che vede indagati anche alcuni funzionari dell'Asl sui quali la procura intende vedere chiaro per capire come mai siano stati assegnati i servizi ambulanze a società la cui costituzione non apparirebbe molto chiara e senza alcuna gara ufficiale. Nel mirino Roberto Squecco, la nipote Rossella, la moglie Stefania Nobili; alcuni parenti come Giuseppe Pinto; e ancora Mariagrazia Di Filippo, Giuseppina D'Ambrosio, Donato Potolicchio, Nicola Scarcello, Angelo Cucolo, Maurizio Rinaldi, Adelmo Di Buono, Alfonso Esposito, Solange Zanon, Assunta Salerno. Questi i 14 destinatari dei sequestri. Avvisi di garanzia, invece, per Gerarda Montella, direttore del servizio Assistenza dell'Asl Salerno, il suo braccio destro Antonio De Cristoforo, il medico (nonché prestanome di Squecco) Domenico Sorrentino e Andrea Merola, presidente di associazione di soccorso di Agropoli.

L'ATTIVITÀ
Dal corteo di ambulanze per festeggiare l'elezione di Franco Alfieri ai sequestri delle stesse, il passo è stato breve. Le indagini della Mobile sono partite proprio da quanto accaduto la notte tra il 9 e il 10 giugno a Capaccio, dopo il turno di ballottaggio per le amministrative. Sostenute anche dalla querela del senatore Nicola Morra, presidente della commissione parlamentare Antimafia e dalle dichiarazioni del consigliere regionale Michele Cammarano. Il nome di Alfieri, nelle carte dell'inchiesta, viene messo a raffronto con quello di Roberto Squecco in quanto, si legge, «sostenitore di Franco Alfieri e di Stefania Nobili eletti l'uno sindaco e l'altra consigliere comunale di maggioranza». Ma non solo, frequenti anche i collegamenti tra Squecco e il clan Marandino. Proprio l'imprenditore, già condannato per estorsione, è stato il punto di partenza delle indagini che hanno portato alla luce un giro di fraudolente intestazioni societarie. Ieri mattina, durante le perquisizioni, Alfieri si sarebbe fatto intravedere dalla polizia e avrebbe dichiarato di ritenersi «parte lesa in questa vicenda». Poi ha dichiarato alla stampa: «Pur non avendo mai avuto dubbi a riguardo, la mia persona non è assolutamente sfiorata dalle indagini riguardanti la vicenda Squecco».

LE CONTESTAZIONI
Squecco avrebbe utilizzato familiari e persone a lui vicine nelle funzioni di presidente (o altri ruoli) all'interno dell'associazione di volontariato Croce Azzurra con sedi diverse ad Agropoli, Capaccio-Paestum e Acerno. Avrebbe intestato anche alla moglie e ad un'altra parente, il lido Kennedy, solitamente frequentato proprio dal sindaco Alfieri. Molti dei suoi «fedelissimi», oggi indagati, quando è scattata l'indagine sull'interruzione di pubblico servizio e peculato a causa della sfilata di ambulanze, avrebbero poi cercato di sviare le indagini raccontando bugie. Come quella di aver utilizzato solo ambulanze che erano ferme e non in servizio h24 - giusto per fare un esempio - cose poi sconfessate dagli investigatori. Sempre la Croce Azzurra, inoltre, avrebbe occupato un immobile concessole dal Comune anche dopo la scadenza del comodato d'uso e contro il parere contrario della giunta a concedere una proroga. C'è poi da chiarire quanto accaduto sul versante Asl con il servizio di ambulanze svolto senza una regolare gara di appalto.
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