Covid: le vite spezzate del coiffeur, ​del camionista e del bidello

Covid: le vite spezzate del coiffeur, del camionista e del bidello
di Antonietta Nicodemo e Margherita Siani
Giovedì 3 Dicembre 2020, 09:35
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Nell'ospedale di Scafati si sono spenti due cuori cilentani. Fino all'ultimo hanno tentato, invano, di contrastare anche il covid. Tra martedì e mercoledì si sono spenti Franco Di Fiore, 62 anni, parrucchiere di Salento, e Giuseppe Iudici, 63 anni, di Casaletto Spartano. Di Fiore è la vittima più assurda del coronavirus. Era una persona sana, senza alcuna particolare patologia. Circa un mese fa ha accusato dei sintomi influenzali. Il tampone ha accertato la positività. Ieri l'ultimo suo respiro. Commosso il sindaco De Marco: «Non sarà mai dimenticato». Di Fiore, celibe e senza figli, aveva contagiato anche la mamma di 96 anni, con la quale viveva. La donna sta bene e continua le cure a casa, in attesa che si negativizzi. È un'anziana lucida e autonoma. A prendersi cura di lei i primi giorni è stato il figlio Franco. Poi per il noto parrucchiere, che da decenni svolgeva la sua professione presso il suo salone di Casal Velino Marina, si è reso necessario il ricovero in ospedale. Oggi la salma giungerà presso il cimitero del borgo cilentano. Ad attenderlo ci saranno, tra gli altri, i compagni di caccia. Casaletto Spartano piange la sua sesta vittima covid. Martedì scorso si è spento nell'ospedale scafatese Giuseppe Iudici, 63 anni, un papà per tante generazioni di bambini casalettani, visto che è stato nel corso della sua vita cuoco e bidello nel locale istituto scolastico. Era in dialisi. Per essere seguito nelle cure si era trasferito in Liguria dove vivono le figlie. Era tornato un mese fa per rivedere l'anziana mamma, finendo però per trovarsi in paese al momento dello scoppio del focolaio e per essere contagiato dal Covid.

Anche Oliveto Citra piange un'altra vittima. Non ce l'ha fatta Antonio Nigro (nella foto), 52 anni. Da un po' di giorni aveva contratto il virus. Inizialmente pochi sintomi, poi i problemi sono via via aumentati. Combatteva con una saturazione che non accennava a migliorare e che destava molta preoccupazione, per questo era stato ricoverano nell'ospedale cittadino, sperando che le cure potessero farlo ristabilire. Ma neppure i sanitari del San Francesco d'Assisi sono riusciti a salvarlo. Antonio era un camionista e stava bene, era solo un po' in sovrappeso, ma non aveva nessuna patologia che potesse aggravare la sua condizione. La notizia della sua morte è stata accolta con grande sgomento ad Oliveto, dove la famiglia di Antonio Nigro è molto conosciuta e lui stesso era persona molto apprezzata, amico di tutti, di grande cordialità, simpatico, allegro. Lascia la moglie e due figli. È la quarta vittima nella comunità olivetana che ha potuto mostrare la sua vicinanza alla famiglia solo con messaggi o in rete. «La sua battaglia con il coronavirus si è esaurita in ospedale nel modo in cui, noi tutti - scrive il sindaco, Mino Pignata - non avremmo mai voluto».
 

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