Crollo Zaccaria, chef morto:
il pm chiede quindici anni

Crollo Zaccaria, chef morto: il pm chiede quindici anni
di Petronilla Carillo
Venerdì 19 Ottobre 2018, 12:00
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Quindici anni di pena. È la richeista della procura di Salerno, per nove dei dieci imputati nel processo per la morte di Carmine Abate il cuoco del ristorante Zaccaria che il 2 gennaio del 2010, ben otto anni fa, perse la vita nel crollo del costone roccioso che investì il locale ad Atrani. Il pm ha chiesto l 'assoluzione per Nicola Nocera, responsabile area tecnica Anas.

A rispondere di crollo colposo e omicidio colposo sono Andrea Barbaro, proprietario del tratto di costone roccioso interessato al cedimento per il quale sono stati chiesti due anni e sei mesi; Domenico Guida, direttore dei lavori per l'autorità di bacino Destra Sele: un anno e otto mesi; Gerardo Lombardi, responsabile del procedimento e relatore per le frane nel gruppo di supporto nominato dall'autorità di bacino Destra Sele: un anno e quattro mesi; Giovanni Polloni, tecnico geologo abilitato dalla società Acquater a sottoscrivere il piano di stralcio per l'assetto idrogeologico Destra Sele: due anni; Vincenzo Trassari, l'ingegnere per il coordinamento tecnico di progetto e rischio frane: un anno e quattro mesi; Lorenzo Rocchetti, responsabile del progetto per la società Aquater: un anno e due mesi; Crescenzo Minotta, geologo in servizio al Destra Sele: un anno; Pinto Zaccaria e Annamaria Staiano, amministratori della società «Cantina del Nostromo» che gestiva il ristorante: rispettivamente due anni e quattro mesi e un anno e sei mesi. Nel collegio difensivo Angela Cisale, Felice Lentini e Carlo Di Ruocco.
 
I primi sette avrebbero effettuato un'errata qualificazione dei pericoli e rischi del tratto di costone che crollò. La ripa a monte, per l'accusa, venne impropriamente classificata a «pericolosità e rischio medi» al posto di una classificazione «pericolosità e rischio elevati o molto elevati» viste le condizioni «instabili e caratterizzate da profonde e molteplici fratturazioni». Inoltre il pendio a valle, naturale prosecuzione di quello che crollò, era classificato a rischio più elevato rispetto al tratto superiore. Una classificazione, per la magistratura, attribuita in palese violazione degli stessi parametri tecnici eleborati nel piano di stralcio per l'assetto idrogeologico Destra Sele. I proprietari non avrebbero fatto nulla per mettere in sicurezza lo stabile
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