Campania, Annamaria cura e sfama
i randagi, ma il sindaco la denuncia

Campania, Annamaria cura e sfama i randagi, ma il sindaco la denuncia
di Paola Florio
Martedì 4 Agosto 2020, 06:45 - Ultimo agg. 07:30
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Con una delibera di Giunta l’amministrazione dà mandato all’avvocato per procedere contro una cittadina per diffamazione. Sono dieci anni che Annamaria Monetta, a sue spese e con il contributo di amici e benefattori, cura e sfama cani e gatti randagi. Alcune volte trova qualche anima buona che le concede piccoli spazi di terreno in campagna per tenere gli animali. Le persone si affidano a lei per ritrovarli quando si perdono; in molti hanno adottato i trovatelli a cui la donna apre il suo cuore. Con questo amore ha fondato l’associazione no-profit «Gli Invisibili di Mamma Anna» con la quale sensibilizza anche alla prevenzione del randagismo e contro l’abbandono.

Una donna che si distingue per la sua lotta appassionata volta a salvare gli animali abbandonati. Tutti i giorni gira per le strade, non sempre trova comprensione nelle persone che incontra, ma va avanti nel suo intento spinta dall’amore verso gli amici a quattro zampe. Qualche giorno fa la delibera di Giunta in cui si dà mandato ad un penalista per procedere contro la signora per «affermazioni di portata diffamatoria e lesiva» dell’immagine dell’amministrazione. Ciò a seguito di un video su Facebook nel quale si evince lo sfogo di Annamaria Monetta che si domanda e chiede al sindaco Gianfranco Valiante «perché questo accanimento contro di me e contro i cagnolini di cui mi occupo da anni?» (quel giorno tre erano stati portati via dall’accalappiacani).

I SOCIAL
Dalla scomparsa delle ciotole dell’acqua e dei ricoveri di fortuna lasciati a disposizione dei randagi, fino ai cani portati al canile, la donna sente, dunque, accanimento contro di lei e si sente tradita. Sui social un tam tam mediatico dopo il post del consigliere Serafino De Salvo, più di cento messaggi di solidarietà per Annamaria e oltre 200 condivisioni. Tutti disapprovano quello che dicono essere un «modo esagerato di affrontare la faccenda».
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