«Caso De Giovanni, il tifo è una cosa,
la cultura un'altra: serve dialogo»

«Caso De Giovanni, il tifo è una cosa, la cultura un'altra: serve dialogo»
Martedì 19 Aprile 2022, 07:40
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«La letteratura è una cosa, la tifoseria un'altra». Così Francesco Morra, sindaco di Pellezzano e delegato alla cultura per la Provincia di Salerno sul caso de Giovanni. A Palazzo Sant'Agostino era tutto pronto. Il 21, alle 18,30, lo scrittore napoletano avrebbe dovuto presentare il suo libro, L'equazione del cuore edito da Mondadori, nell'ambito di TurismoinProvincia, il ciclo di incontri di promozione turistica curato dal consigliere provinciale delegato al turismo Pasquale Sorrentino, alla presenza del presidente Michele Strianese e di Morra, con l'ex assessore alla Cultura del Comune di Salerno Tonia Willburger e l'accompagnamento musicale del maestro Espedito De Marino. Al momento, però, tutto è saltato, dopo i cori e gli insulti contro Napoli e i napoletani da parte di alcuni ultras della Salernitana.


Morra, che ne pensa di questa scelta?
«Rispetto profondamente Maurizio de Giovanni come scrittore e come intellettuale. Però non approvo la sua scelta, che mi sembra molto emotiva e poco logica. Al di là delle questioni meramente sportive, credo che la presentazione del suo libro fosse un appuntamento molto atteso dai suoi fan che nulla hanno a che fare con il clima da stadio. Quindi annullare questo evento, non mi sembra una decisione felice. Sono certo che, come in altre occasioni, ci sarebbe stato il sold out. Perché penalizzare la platea dei lettori?».
Pensa che potrebbe esserci un ripensamento?
«Me lo auguro. Ma non ho idea di quello che potrà succedere. Quello che è certo, a mio avviso, è che i frequentatori delle curve degli stadi non sono, o non sono sempre, lo zoccolo duro dei lettori che partecipano a eventi letterari o sono in prima fila durante i festival di cui la nostra città è fortunatamente ricca. Mi sembra chiaro, non si può fare di tutta l'erba un fascio. Ci sono stati degli errori, ma si sono commessi su un altro campo di gioco. Qui parliamo di cultura e non di pallone».
Se dovesse fare un appello a de Giovanni, cosa gli direbbe?
«Gli direi di ragionare da intellettuale e da scrittore, da uomo di profonda cultura e non da tifoso. Di sdoppiare i piani e di venire a presentare il libro che tanti fedelissimi aspettano, andando oltre determinate meschinità che possono consumarsi in altri ambiti. Lo inviterei a riflettere sulla potenza della parola e del dialogo, argomenti che sono nelle sue corde e che lo hanno reso celebre e di cui oggi c'è veramente bisogno. Viviamo in un momento storico molto particolare. Non credo ci sia bisogno di alimentare i conflitti, ma di superarli con il confronto, l'inclusione, la condivisione con il prossimo. Anzi, questa potrebbe essere l'occasione migliore per fare un passo avanti e iniziare a costruire una dimensione di dialogo senza preconcetti. Del resto la cultura ci insegna proprio questo. Come diceva Carlos Castaneda, ogni qual volta smettiamo di parlarci di noi e del nostro mondo, il mondo rimane sempre come dovrebbe essere. Con questo nostro dialogo lo innoviamo, gli infondiamo vita, lo puntelliamo. Non è solo: è mentre parliamo a noi stessi che scegliamo le nostre strade».
La vede dunque possibile una Equazione del cuore che sappia superare le tifoserie?
«Assolutamente sì. Maurizio de Giovanni vede in Salerno la sua seconda casa. Ha un pubblico che lo ama e lo segue in ogni suo appuntamento. Ha la capacità di dialogare con tutti, donne, uomini e ragazzi che lo apprezzano per quello che scrive e per quello che dice. L'errore di pochi non può essere una frattura rispetto a un rapporto consolidato nel tempo. Maurizio de Giovanni non cada in questo errore, sappia far valere la sua forza, quella di una cultura che sa parlare di rispetto e di condivisione. Oggi più che mai abbiamo bisogno di questi esempi. C'è necessità di ricucire le fratture, non di sottolinearle. Come nell'arte giapponese del kintsugi: riuniamo i frammenti, impreziosiamo le cicatrici, perché quelle saranno la nostra forza. Ogni pezzo diventerà unico e irripetibile e questa sarà la sua vera forza».
ba.can.

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