Il giallo non si addice alla Campania. Con buona pace di baristi e ristoratori, già da giorni ai nastri di partenza. C’è chi aveva organizzato il brunch dell’anti vigilia, chi stava sponsorizzando sui social i menù per i quattro giorni di libertà. E chi, ieri mattina, ha svaligiato di buon ora i mercati, per essere pronto ad accogliere i clienti al tavolo. La doccia fredda è arrivata nel primo pomeriggio di ieri, con l’ordinanza numero 98 firmata dal presidente Vincenzo De Luca che non solo blocca le riaperture, ma di fatto costringe a chiudere già alle 11 diverse attività, a cui, da quell’ora, è impedita la vendita con asporto di alcolici e non.
«Se ho ben capito, non potrò fare neppure un caffè – dice con amarezza Daniele Trebicka del bar Vida – Sinceramente non comprendo la logica di questo provvedimento, benché sia tra quelli che vedevano con scetticismo il liberi tutti».
L’Aisp, associazione imprese Salerno e provincia, «sta valutando la possibilità di intraprendere un’azione legale contro questa ordinanza», annuncia Flavio Sessa e il vice presidente Donato Giudice ammette che in tanti sono pronti a sfidare i divieti. Emilio Manzi della pizzeria il Duca è tranchant: «Qui ci vuole una visita psichiatrica», mentre Felice Dello Buono, direttore del bar Tiffany, non riesce a riprendersi dallo choc. «Sono senza parole – dice – Abbiamo diciotto dipendenti e siamo rovinati. Entro il 31 devo recuperare 5mila euro per pagare le bollette della luce e ho 20mila euro di fitti arretrati». Da ieri pomeriggio i telefoni della Confesercenti sono roventi: «La situazione è tesa, anzi fuori controllo – denuncia Pasquale Giglio – Purtroppo De Luca va avanti come un carrarmato». Il commissario regionale e il direttore generale di Confcommercio, Giacomo Errico e Pasquale Russo, hanno chiesto l’intervento del prefetto per uniformare la Campania al resto d’Italia, temendo «un’ondata di reazioni incontrollabili». A Napoli i ristoratori sono già scesi in piazza, a Salerno l’invito alla “rivoluzione” per ora si moltiplica solo sui profili facebook. Su tutte le furie anche gli aderenti all’Acs, associazione commercianti per Salerno: «Per molti quei quattro giorni rappresentavano una boccata di ossigeno», chiarisce Armando Pistolese. È il caso di Pietro De Chiara del Deli cafè: «Mi arrendo, non so come fare». Drago Mir del Mood cerca di farsene una ragione: «De Luca evidentemente conosce bene il territorio e sa che la situazione sarebbe degenerata». Il divieto di consumare cibi e bevande nelle aree pubbliche, taglia le gambe anche a chi cercava di sopravvivere con cornetti e gelati: «Meglio chiudere se poi devo rischiare di prendere una sanzione», sbotta Maria Santoro.