Nocera Inferiore, denunciò aggressione per non pagare 10mila euro

La difesa ha fatto emergere diverse contraddizioni nel racconto del commerciante

Nocera Inferiore, denunciò aggressione per non pagare 10mila euro
di Nicola Sorrentino
Domenica 11 Dicembre 2022, 06:40 - Ultimo agg. 21:53
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Denunciò di essere stato minacciato di morte, poi aggredito e picchiato con calci e pugni. Secondo le accuse, avrebbe dovuto consegnare 10mila euro, denaro a sua volta legato ad un’indennità di disoccupazione. Durante il dibattimento, tuttavia, la difesa ha fatto emergere diverse contraddizioni nel suo racconto. Il tribunale di Nocera Inferiore ha assolto tre persone, Pasquale Avallone, Alfonso Manzella e Salvatore Pecoraro, dal reato di tentata estorsione. 

I fatti vanno dal 2013 al 2014.

Per i tre vi era anche l’aggravante di aver agito con metodo mafioso. L’accusa aveva chiesto 7 anni di carcere. L’indagine partì dopo la denuncia della vittima, un nocerino, che raccontò di essere stato prima minacciato, con telefonate e una lettera minatoria, per poi essere aggredito fisicamente. Stando all’accusa, il 45enne - parte lesa nel procedimento - aveva ottenuto la disoccupazione dopo una «fittizia assunzione (con pagamento dei relativi contributi) alle dipendenze dell’impresa individuale» di Avallone, uno dei tre imputati. Tuttavia, per quel sussidio di disoccupazione, i tre avrebbero preteso il pagamento di 10mila euro. Una cifra che la vittima si rifiutò di pagare. Il 26 novembre del 2014, secondo le indagini, i tre aggredirono il nocerino nell’androne di casa sua, con calci, pugni e schiaffi. Un raid per costringerlo a sborsare il denaro. Uno dei tre sarebbe stato anche armato. La vittima rimediò un trauma facciale con frattura del setto nasale, escoriazioni al torace ed un ematoma, insieme a varie contusioni alle gambe e alle dita di una mano. Il tutto giudicato guaribile, secondo referto medico, in 25 giorni. Negli atti d’indagine si parlava anche di un tentativo fatto da almeno due dei tre imputati, di investire la vittima con un’auto, sempre in quel periodo. Viste le resistenze dell’uomo a non cedere, i tre avrebbero a quel punto deciso di punirlo. 

La difesa - avvocati Andrea Vagito, Silvio Calabrese e Bonaventura Carrara - ha fatto emergere, invece, diverse contraddizioni nel racconto del commerciante, rispetto a quanto dichiarò ai carabinieri in fase d’indagine. Toccherà attendere le motivazioni del tribunale per capire il ragionamento dei giudici. L’uomo, secondo le contestazioni del collegio difensivo, avrebbe più volte modificato la sua versione, negando e poi confermando ad esempio di conoscere uno degli imputati. Negò poi di essere cosciente di essere stato assunto presso quella ditta, in contrasto con gli elementi che riferivano di un accordo tra quest’ultimo e il titolare a dividersi la disoccupazione. Che altro non erano che i soldi che uno degli imputati aveva preteso. Inoltre, grazie ad una perizia calligrafica, è stato dimostrato come la lettera minatoria giunta alla vittima era stata scritta dalla stessa parte offesa. I giudici hanno deciso per l’assoluzione, facendo cadere l’ipotesi accusatoria. 

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