Deve andare in bagno, rischia di finire
in ospedale: odissea di un disabile

Deve andare in bagno, rischia di finire in ospedale: odissea di un disabile
di Carmela Santi
Lunedì 1 Marzo 2021, 18:58 - Ultimo agg. 19:09
2 Minuti di Lettura

Doveva andare solo in bagno ma ha rischiato di finire in ospedale. Un’odissea, quella vissuta qualche giorno fa a Roma da Gigi Ruggiero, 48enne paraplegico, originario di Moio della Civitella. “Mi auguro - dice - che quello che ho sofferto io non accada più a nessun disabile”. La denuncia di Ruggiero é contenuta in una lettera inviata 
alla sindaca di Roma, Virginia Raggi, al ministro per le Disabilità, Erika Stefani, all’assessore alle Politiche Sociali della Regione Lazio, Alessandra Troncarelli e alle forze dell’ordine e di polizia. “Scusate il disturbo - scrive Ruggiero - sono un paraplegico su sedia rotelle originario del Cilento ma con una sorella che vive a Roma. Lo scorso sabato 20 febbraio mi trovavo in piazza di Spagna con mia sorella, mia madre e mio padre quando, intorno alle 17, avuto bisogno di usufruire di un bagno. Il bisogno fisiologico breve, per chi non si trova nelle mie condizioni è agevolmente risolvibile, per noi disabili su sedia a rotelle richiede quantomeno un bagno privo di barriere architettoniche. Purtroppo i bagni pubblici siti nella zona in cui mi trovavo, indicatimi dalle vigilesse ivi presenti, erano impraticabili in quanto l’ascensore non era funzionante, in pratica era fuori uso, ma se pure lo fosse stato il guardiano alle 17 chiude i locali”. Ruggiero continua a raccontare la sua odissea alla ricerca di un bagno privo di barriere architettoniche. Alla fine se non ci fosse stata la signor Paola del punto vendita Gucci, a cui rivolge un plauso per la grande cortesia ed umanità riservatagli, il cilentano avrebbe dovuto chiamare un’ambulanza e farsi portare nel più vicino Ospedale. “Non credo sia giusto - dice - che io per fare pipì debba elemosinare l’aiuto e la cortesia di un così elevato numero di persone. Già la mia condizione di paraplegico mi mette all’attenzione dei cosiddetti normodotati facendomi sentire come sotto un enorme riflettore: se poi per un banale bisogno fisiologico io sono costretto a smuovere mezzo mondo allora vuol dire che dovrò sempre sentirmi diverso dagli altri sol perché su di una sedia a rotelle”.

© RIPRODUZIONE RISERVATA