Ancora costituzioni di parti civili nel processo per lo sversamento in mare di 130 milioni di filtri di plastica fuoriusciti dall’impianto di depurazione del comune di Capaccio Paestum: dopo le associazioni Legambiente, Wwf, Codacons e due Comuni laziali (i “dischetti” dalle spiagge campane, nei giorni successivi, raggiunsero anche le coste di Lazio e Toscana) che si erano già costituiti in udienza preliminare, ieri è toccato ad altri due enti che promuovono attività in difesa dell’ambiente, l’Ente riserve naturali Foce Sele, Tanagro e Monti Eremita Marzano e l’associazione Fare verde onlus. Sette, tra funzionari e tecnici comunali e dirigenti della società di gestione dell’impianto, sono gli imputati che devono rispondere di disastro ambientale e inquinamento doloso provocato tra febbraio e marzo del 2018 quando le coste vennero investite da milioni di dischetti bianchi di circa 5 centimetri di diametro.
Ieri, alla prima udienza dibattimentale, i difensori degli imputati hanno insistito sull’accoglimento delle eccezioni preliminari riguardo alla modifica del capo di imputazione oltre l’ammissione delle numerose richieste di costituzione di parte civile.
La vicenda, all’epoca, fece molto scalpore: da Capaccio, luogo di partenza, i dischetti raggiunsero le coste del Lazio e della Toscana ma anche la Sardegna, la Corsica e Nizza. Galleggiando, possono essere ingeriti da tartarughe, cetacei e mammiferi perché - visti dal basso - vengono probabilmente scambiati per meduse. Sotto processo sono finiti Carmine Greco, responsabile dell’area VI del Comune di Capaccio e responsabile unico del procedimento relativo ai lavoro di adeguamento dell’impianto di deputazione in località Valorato; Giovanni Vito Bello responsabile Lavori pubblici del medesimo settore comunale; Antonino Fiodo, direttore dei lavori del raggruppamento temporaneo; Giuseppe Iodice, collaudatore in corso d’opera; Guido Turconi legale rappresentante della Veolia Water Tecnologiers che si era aggiudicata i lavori di adeguamento e Gerardo De Rosa amministratore unico della Paistom, azienda che gestiva l’impianto di depurazione. Un ottavo imputato sarà giudicato con l’abbreviato.