Disney chiude il parco giochi in Florida,
incubo per 200 italiani: «Noi abbandonati»

Disney chiude il parco giochi in Florida, incubo per 200 italiani: «Noi abbandonati»
di Silvia De Cesare
Martedì 14 Aprile 2020, 06:15 - Ultimo agg. 16:49
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Il Coronavirus infrange anche il sogno di Disney World. Il parco di Orlando, in Florida, ha chiuso il 15 marzo, immaginando in prima battuta di riaprire ad aprile. Oggi non c’è una data e in cancelli dei dieci super parchi a tema che danno lavoro ad oltre 100mila dipendenti restano chiusi a tempo indeterminato. Di questi, 43mila sono i posti di lavoro congelati e senza stipendio, tra loro 200 sono italiani, due del salernitano. Ma non è tutto. Se fino a poche settimane fa venivano invitati a rimanere nelle residenze messe a disposizione dall’azienda, una mail recapitata in questi giorni li invita a lasciare gli appartamenti entro il 17 aprile e a tornare in Italia. Peccato che i prezzi dei voli per il rimpatrio siano schizzati fino a quasi 5mila euro.
 

«Disney, si pensa a qualcosa di magico e invece ci hanno abbandonato – esordisce Giuliana Cascella, 22 anni di Sarno - abbiamo chiesto qualche giorno in più per organizzarci ma ci è stato detto di no, che i voli ci sono e ce ne dobbiamo andare. Se non troveremo una soluzione andremo a finire per strada». Giuliana è lì da febbraio, superato il colloquio, l’International Program le offriva la possibilità di un’esperienza di un anno all’estero. Ogni giorno lavorava al padiglione italiano di Epcot, il secondo dei quattro parchi a tema di proprietà della Disney Parks nel settore food & beverage. «Abbiamo incontrato più volte in settimana il nostro General Manager che ci ha sempre rassicurato. Ci diceva che era più sicuro rimanere qui, che in Italia la situazione era critica, e che alla fine della quarantena saremmo tornati a lavoro perché i parchi avrebbero riaperto». 

Lavorare ad Epcot era anche la prima esperienza all’estero di Linda De Martino, 26 anni di Battipaglia. «All’inizio ci avevano dato una speranza – spiega – dicendoci che seppur con delle misure restrittive i parchi avrebbero riaperto. Ora ci sentiamo abbandonati da una grande azienda che, normalmente, in una situazione del genere, dovrebbe tutelarti. A non farmi sentire del tutto sola è la comunità italiana con la quale condivido questo duro colpo. Insieme stiamo cercando di trovare una soluzione».
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