Ecco l’emoji della mano «a cuoppo»:
«Così ho lasciato lo zampino sui social»

Ecco l’emoji della mano «a cuoppo»: «Così ho lasciato lo zampino sui social»
di Lara Adinolfi
Martedì 4 Febbraio 2020, 06:40 - Ultimo agg. 15 Febbraio, 14:28
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È la prima emoji italiana ed interamente napoletana ad essere approvata dal Consorzio Unicode. Si tratta della «mano a cuoppo», con le dita che si muovono avanti ed indietro per indicare: «Ma che vuò?». Ad inventarla, un cavese purosangue, il quarantenne Adriano Farano, cresciuto a Cava de’ Tirreni, fondatore 19 anni fa in Francia di CaféBabel, rivista paneuropea online, ma soprattutto startupper di successo con progetti alla Stanford University, in California ed ora, nuovamente, a Parigi. 

«L’emoji delle dita è stata approvata - annota Adriano - Sono davvero felice di aver contribuito a condividere con il mondo un po’ della nostra verve, insieme a Jenny Lee e Emoji Nation». Il nuovo simbolo potrà essere utilizzato in un ampio spettro di situazioni, per esprimere stati d’animo dall’incredulità alla modestia verso un complimento fino alla sorpresa sarcastica. Solare, entusiasta e con una carica in più, Adriano Farano non ha dubbi raccontando della genesi della singolare emoticon che sarà presto disponibile sui social, nelle mail, per comunicare con tutti. 



«Ero nella Silicon Valley - ricorda - si parlava di come si prepara il limoncello. Secondo i miei amici era imprescindibile l’uso della vodka, per me invece dell’alcool puro. È stato allora che ho fatto il gesto delle mani a cuoppo. Oggi è fondamentale avere emoji per esprimere sentimenti ed identità. Il mezzo è sempre più il messaggio». Il motivo è presto detto. «Dalla musica d’opera all’arte rinascimentale, dalle bevande come l’espresso alla cucina come pizza, la cultura italiana è diventata sempre più popolare all’estero - chiarisce Farano - È anche noto che gli italiani parlano con le loro mani ma quell’espressività non è ancora stata codificata nella lingua franca del cosmopolis globale - emoji. Noi italiani abbiamo una gestualità rafforzata da personaggi come Totò. Sarebbe stato paradossale non lasciare lo zampino proprio su questo aspetto. Ho quindi pensato di dare un’impronta concreta a tale tradizione».

Ed ecco il senso dell’emoticon. «La proposta - sottolinea - mira a introdurre il mondo delle emoji nella tradizione dell’espressività gestuale italiana, che è anche ampiamente diffusa in altri paesi del Mediterraneo. Secondo una ricerca citata dal New York Times, gli italiani usano ogni giorno circa 250 gesti. Isabella Poggi, professore all’Università di Roma Tre, afferma che questi segni comprendono un lessico di gesti paragonabili per dimensioni e raffinatezza al lessico del linguaggio dei segni per il sordo. È un fenomeno presente nell’Italia meridionale e nella città di Napoli in Italia particolare». 

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