Il neomelodico Zuccherino a processo:
estorsione e minacce di morte

Il neomelodico Zuccherino a processo: estorsione e minacce di morte
di Nicola Sorrentino
Sabato 28 Novembre 2020, 06:55 - Ultimo agg. 14:54
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Minacce di morte, poi l’aggressione a calci e pugni per costringerlo a consegnare una somma di denaro pari a 10mila euro. Tre persone finiscono a giudizio per tentata estorsione aggravata dal metodo mafioso. Sono il nocerino Pasquale Avallone, Alfonso Manzella di Pagani, noto anche come «Zuccherino», alias utilizzato per i trascorsi da cantante neomelodico, e Salvatore Pecoraro, anch’egli residente a Pagani. A giorni per i tre si aprirà il dibattimento.

I fatti risalgono ad un periodo compreso tra la fine del 2013 e il 2014.

La vittima, un nocerino, sarebbe stata prima bersaglio di minacce verbali, lettere minatorie e telefonate, infine di un’aggressione. In buona sostanza, il 45enne - oggi parte lesa nel procedimento - aveva ottenuto la disoccupazione dopo una «fittizia assunzione (con pagamento dei relativi contributi) alle dipendenze dell’impresa individuale» di Avallone. Ma per quel sussidio di disoccupazione, i tre avrebbero preteso il pagamento di 10mila euro. Una cifra che la vittima si rifiutò di pagare. Il 26 novembre del 2014, secondo le indagini della Procura Antimafia di Salerno - i tre aggredirono il nocerino nell’androne di casa sua, con calci, pugni e schiaffi. Un raid punitivo per costringerlo a sborsare il denaro. Uno dei tre sarebbe stato anche armato, ulteriore contestazione che viene mossa dalla Procura di Nocera Inferiore, in un procedimento gemello ancora in attesa del vaglio del gip. La vittima rimediò un trauma facciale con frattura del setto nasale, escoriazioni al torace ed un ematoma, insieme a varie contusioni alle gambe e alle dita di una mano. Il tutto giudicato guaribile, secondo referto medico, in venticinque giorni. Negli atti d’indagine si parla anche di un tentativo fatto da almeno due dei tre imputati, di investire la vittima con un’auto, sempre durante il periodo di riferimento. Viste le resistenze dell’uomo a non cedere, i tre avrebbero a quel punto deciso di punirlo. L’inchiesta della Dda fu condotta a seguito della denuncia del 45enne.

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