Tasse non pagate per comprare ristoranti, Lamborghini e Yacht. Un sequestro di beni per oltre un milione di euro é stato eseguito ieri mattina dalla Guardia di Finanza di Salerno. A finire nei guai un cinquantenne cilentano. Sui social dichiarava «Imprenditore che pagava le tasse», invece era totalmente sconosciuto dal Fisco. È solo uno degli otto indagati dalla Procura della Repubblica di Vallo per una frode transnazionale finalizzata all’evasione fiscale e all’autoriciclaggio.
I primi accertamenti delle Fiamme Gialle della Compagnia di Agropoli sono scaturiti dall’approfondimento di alcune anomalie rilevate sull’operatività dei conti correnti riconducibili al cinquantaduenne, originario di Vatolla (frazione del comune di Perdifumo) già noto alle forze dell’ordine per precedenti di natura tributaria e di bancarotta fraudolenta. L’imprenditore gestiva di fatto diverse società, sparse tra l’Italia e la Bulgaria, esercenti attività di consulenza per le imprese che intendono usufruire del «credito d’imposta formazione 4.0». In sostanza, al fine di «risparmiare» l’imposta dovuta sui compensi delle prestazioni, quantificata in oltre un milione di euro, l’uomo si sarebbe avvalso delle società bulgare, veri e propri «schermi», rappresentati fiscalmente in Italia da mere «teste di legno», un pluripregiudicato di Cava de’ Tirreni ed un soggetto di nazionalità bulgara allo stato irreperibile, che emettevano le fatture senza mai versare neanche un centesimo di Iva.
Le indagini e le intercettazioni telefoniche, hanno permesso di risalire alle modalità di impiego dei guadagni illeciti via via accumulati, scoprendo, tra l’altro, l’acquisto di una serie di beni di lusso, principalmente natanti ed auto, queste ultime peraltro reimmatricolate in Bulgaria e fatte rientrare in Italia con targa estera, così da accedere a tariffe più vantaggiose su polizza assicurativa e bollo auto. Parte dei proventi illeciti è stata anche investita per comprare un ristorante nel porto di Agropoli in seguito completamente rinnovato. Su social, il principale indagato che non ha mai rivestito ufficialmente alcun ruolo nell’amministrazione della struttura, se ne dichiarava il proprietario, presentandosi paradossalmente come «un imprenditore che paga le tasse». Coinvolte a vario titolo, anche altre sette persone, accusate di auto-riciclaggio, emissione di fatture per operazioni inesistenti e dichiarazioni fiscali false. Parallelamente, sono state segnalate cinque società per i connessi profili di responsabilità amministrativa. La Procura ha disposto il sequestro di autovetture e imbarcazioni nella disponibilità degli indagati, nonché le liquidità rinvenute sui conti correnti, apponendo i sigilli anche al ristorante.