Falso dentista scoperto a Scafati,
il suo studio nella tavernetta

Falso dentista scoperto a Scafati, il suo studio nella tavernetta
di Daniela Faiella
Domenica 14 Ottobre 2018, 08:50
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Aveva allestito un vero e proprio studio odontoiatrico nella tavernetta di casa dove esercitava la professione di dentista pur non avendo alcun titolo per essere autorizzato a farlo. I carabinieri del N.A.S. (nucleo antisofisticazioni e sanità) di Salerno hanno bussato qualche giorno fa alla sua porta e hanno scoperto l’attività abusiva, che è stata ovviamente chiusa. Per il falso dentista, 50 anni, di Scafati, è scattata la denuncia a piede libero. La seconda, a distanza di soli tre anni. Già nel 2015 il cinquantenne era infatti finito nel mirino delle forze dell’ordine, beccato ad esercitare la professione senza che fosse abilitato. Tre anni fa furono i finanzieri della compagnia di via Nuova San Marzano ad irrompere in casa del dentista abusivo, a conclusione di un’attività d’indagine; i militari del capitano Nunzio Napolitano lo sorpresero in flagranza di reato, mentre effettuava un’estrazione ad un marocchino. Il sequestro dello studio abusivo e la denuncia a carico del finto professionista furono inevitabili. A quanto pare, però, il cinquantenne non si era dato per vinto. Sembra che, trascorso qualche anno, il dentista fasullo di Scafati avesse ripreso ad esercitare, sempre in maniera abusiva. Avrebbe “operato” per qualche tempo in provincia di Napoli per poi rientrare a Scafati e ripristinare lo studio nella tavernetta di casa. Di pazienti ne aveva tantissimi, soprattutto extracomunitari, confermano i carabinieri. D’altro canto, il cinquantenne assicurava prestazioni a prezzi stracciati: solo venti euro per un’otturazione, poco più di trenta per un’estrazione, meno di cinquanta euro per interventi più complessi. Non si esclude che la maggior parte di coloro che si affidavano nelle sue mani fossero consapevoli del fatto che quello specialista non fosse abilitato ad esercitare la professione. Durante l’ispezione i carabinieri del N.A.S., coordinati dal maggiore Vincenzo Ferrara, hanno appurato non solo che il professionista era sprovvisto dei titoli necessari per esercitare ma anche che lo studio allestito nella sua taverna era privo dei requisiti minimi strutturali, organizzativi e funzionali indispensabili per garantire l’incolumità dei pazienti che si sottoponevano a visite e ad interventi, anche di una certa complessità.
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