Accoltellò in un raptus il figlio di 7 anni
alla gola: «Incapace di intendere»

Accoltellò in un raptus il figlio di 7 anni alla gola: «Incapace di intendere»
di Angela Trocini
Sabato 7 Maggio 2022, 10:25
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È stato assolto il padre che, a giugno di due anni fa, prese a forbiciate il figlioletto. I giudici della Corte di appello di Salerno hanno riconosciuto a Stefano Citro (difeso dagli avvocati Genserico Miniaci e Paolo Toscano) la totale incapacità di intendere e volere al momento del fatto. Nel giudizio di secondo grado, infatti, su istanza della difesa che ha chiesto la rinnovazione dibattimentale, sono stati riascoltati i consulenti tecnici che visitarono l'allora 43enne dichiarandolo nell'immediatezza dei fatti incapace di intendere e di volere.

L'anno successivo, in abbreviato, il gup Gerardina Romaniello nominò un terzo perito (accogliendo la richiesta dell'avvocata Viviana Caponigro curatore speciale del bambino, vittima del raptus di follia del padre) che riconobbe un vizio parziale di mente e non la totale incapacità (c'è da tener presente che l'imputato, nel frattempo, era stato sottoposto a cure appropriate nel padiglione psichiatrico del carcere di Salerno, portando evidentemente ad un miglioramento) con la condanna in primo grado del Citro a 6 anni e 8 mesi di reclusione per per tentato omicidio.

Sentenza ribaltata in appello: i giudici, con il riconoscimento della totale incapacità mentale all'epoca dei fatti, hanno assolto Stefano Citro revocando anche le statuizioni civili (la moglie, anche lei ferita durante l'aggressione, si era costituita parte civile).



I fatti avvennero all'interno di una villetta in periferia, in via Giulio Pastore a Fuorni: in casa, quel sabato mattina, c'era il bimbo con i suoi genitori (disoccupati entrambi, ma senza particolari problemi economici in quanto proprietari di alcuni terreni). Il raptus di follia scattò all'improvviso: il piccolo era steso sul lettone e stava guardando la tv, quando il padre fece irruzione nella camera da letto con in mano grosse forbici da giardino. Iniziò ad urlare frasi del tipo «tu non sei mio figlio» e colpire il piccolo, più di una volta, sul lato destro del collo. Sentendo le urla, la madre accorse e si frappose tra il padre e il bambino, facendogli da scudo e ferendosi braccia e mani, per poi prenderlo in braccio e scappare per strada chiedendo aiuto ad un vicino. Fortunatamente le ferite del bambino, affetto da un disturbo dello spettro autistico, non erano gravi (i sanitari disposero venti giorni di prognosi), ma apparve chiaro che in casa c'erano problemi in quanto il piccolo appariva malnutrito e, nonostante avesse 6 anni, indossava ancora in pannolino. E, così, oltre all'indagine penale a carico del padre, la Procura del tribunale per i minorenni iniziò a far luce sull'intero nucleo familiare fino a dichiarare - per entrambi i genitori - la decadenza dalla responsabilità genitoriale e di conseguenza l'adottabilità del piccolo. Le indagini, infatti, avrebbero portato alla luce una drammatica storia di degrado la cui vittima era un bambino di 6 anni a cui era stata negata fino a quel momento l'infanzia.

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