Fine vita, è morto Gianpaolo
affetto da atrofia: chiedeva l'eutanasia

Fine vita, è morto Gianpaolo affetto da atrofia: chiedeva l'eutanasia
Lunedì 25 Ottobre 2021, 20:43
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È morto Gianpaolo, l'uomo di Montano Antilia affetto da atrofia neurodegeneartiva si è spento dopo che lo scorso 20 ottobre era stato sottoposto a sedazione profonda.

«Mi chiamo Gianpaolo, ho 47 anni e sono affetto da atrofia muscolare spinale, una malattia neurodegenerativa che praticamente mi ha tolto tutto. Soprattutto la voglia di vivere. Sentimento quest'ultimo antico come la mia esistenza. Oggi vivo un martirio fatto di dolori e sintomatologie senza precedenti. Oggi vivo da tracheostomatizzato, non riesco più a parlare, a deglutire, sono pieno di dolori. Oggi l'unica speranza è la morte. Desidero con tutto me stesso di addormentarmi (dato che non riesco più a dormire da tempo) per mettere fine a tutta questa penitenza». 

Scriveva così Gianpaolo, ormai diversi mesi fa, nel suo primo contatto con l’Associazione Luca Coscioni.

Affetto da una malattia neurodegenerativa, pienamente consapevole e capace di autodeterminarsi, ha chiesto aiuto all’Associazione per capire meglio i suoi diritti sul fine vita e come fare concretamente per porre fine alle sue sofferenze ormai ritenute insopportabili.

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Dopo aver fatto chiarezza sui suoi diritti, sulle leggi vigenti in Italia in tema di fine vita, Gianpaolo ha scelto di procedere con la sedazione profonda continua, avvenuta lo scorso 20 ottobre.

«Posso praticare l'eutanasia legale? No. Posso ottenere il suicidio assistito? No. Perché il parere favorevole del comitato etico territoriale va nella direzione di sospensione sostegni vitali, con conseguente sedazione profonda, quindi non potrei ottenere il suicidio assistito.

Posso porre fine alle mie sofferenze già da domani? A quanto pare, sì» 

In realtà in Italia - se presenti 4 condizioni indicate dalla Corte Costituzionale nella sentenza Cappato/Antoniani – il suicidio assistito è legale, ma in assenza di una legge, che determini norme e procedure risulta complicato avviare l’iter (per questo l’Associazione Luca Coscioni sta seguendo e supportando due percorsi giudiziari intrapresi da “Mario” e “Antonio” contro l’Asl).

Gianpaolo aveva sottolineato con una metafora il paradosso di uno Stato «che ritiene la morte agonizzante di un accoltellamento (la sedazione profonda,ndr)  non reato, mentre la morte rapida inflitta con arma da fuoco (il suicidio assistito, ndr), reato. Paradossi che superano le galassie».

«“Ps: Comunque Marco Cappato senza calzini non si può vedere” è stata la conclusione dell’ultima email con la quale Gianpaolo annunciava che stava per entrare nel processo di sedazione terminale. Si riferiva a una mia recente intervista da scalzo. Mi ha emozionato e fatto sorridere. Soprattutto mi ha rasserenato sulla disposizione d’animo con la quale ci ha lasciati. Affrontare la morte con un volto sorridente è segno di quella forza e pace interiore che può avere solo una persona libera. Sarebbe importante che tutte le persone malate potessero conoscere i propri diritti sul fine vita anche senza bisogno di contattare l’Associazione Luca Coscioni, semplicemente facendoseli spiegare dal medico di base» ha dichiarato Marco Cappato, tesoriere dell’Associazione Luca Coscioni. 

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«Il ministro Speranza giustifica la sua inazione con la necessità di trovare un accordo con le Regioni. La sentenza di incostituzionalità della Corte sull’art. 580 del codice penale è chiarissima, direttamente applicabile dal 28 novembre 2019. Non prevede atti successivi, ha valore di legge in sé – aggiunge Filomena Gallo, segretario dell’Associazione Luca Coscioni -. Non ci sono più scuse né alibi per la mancata assunzione di responsabilità. Le istituzioni devono garantire l’esercizio del diritto di libertà di scelta delle persone».

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