Fonderie e i tumori, gli esperti:
«C'è un nesso tra emissioni e morti»

Fonderie e i tumori, gli esperti: «C'è un nesso tra emissioni e morti»
di Giovanna Di Giorgio
Martedì 15 Febbraio 2022, 08:22 - Ultimo agg. 11:08
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La strada è lunga e, nell'ambito dell'inchiesta sulla possibile correlazione tra le emissioni in atmosfera prodotte dalle Fonderie Pisano e le morti per tumore nella Valle dell'Irno, tutto è ancora da dimostrare. Ma stando alla consulenza tecnica oncologica e medico legale firmata dal medico legale Giuseppe Vacchiano e dall'oncologo Giovanni Codacci Pisanello, su 44 dei 50 casi esaminati le patologie analizzate «possono ragionevolmente riconoscere nella loro genesi l'intervento del contestato inquinamento ambientale».

Inquinamento che avrebbe «agito come fattore concausale» in termini di «mera possibilità» in 5 casi, come «concreta possibilità con incidenza causale rilevante in 35 casi», e addirittura con «una ragionevole certezza» in 4 casi.

Tra le cartelle esaminate compaiono anche quelle di lavoratori delle fonderie. La consulenza tecnica e la relazione peritale del dottor Francesco Forastiere e del professor Annibale Biggeri (entrambi già chiamati a occuparsi della vicenda dell'Ilva di Taranto) sono state redatte su richiesta del gip Alfonso Scermino nell'ambito dell'incidente probatorio, dopo che era stata respinta la richiesta di archiviazione della Procura. Il giorno 8 marzo, in camera di consiglio, saranno sentiti proprio Vacchiano e Pisanelli. Se è vero che la validità degli elaborati si avrà solo a seguito degli esami dei consulenti, è vero pure che, per ora, quanto riportato in ambo le relazioni segna un punto a favore del comitato Salute e vita, rappresentato dall'avvocato Fabio Torluccio.

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Stando a quanto scrivono l'oncologo e il medico legale, «appare estremamente difficile a posteriori ricondurre la genesi della neoplasia a una singola, determinata causa». In molti casi, infatti, mancano gli elementi per ricostruire la storia clinica personale. Perciò solo in pochi casi si è potuto esprimere un giudizio di «ragionevole certezza» (in 4 casi di mesotelioma pleurico) o «di non compatibilità» (in 6 casi). Le valutazioni sono nate sulla base delle notizie cliniche disponibili e da indicazioni tecniche rilevate dalla letteratura. I due esperti evidenziano, tra l'altro, come «in alcuni casi, un determinato agente possa potenziare l'azione cancerogena di un altro agente correlato ad abitudini alimentari, voluttuarie o all'attività lavorativa».

Cioè «può realizzarsi una cocancerogenesi, come avviene per esempio nel caso della associazione di inquinamento ambientale e fumo di sigaretta». Detto altrimenti, l'esposizione a sostanze tossiche può causare patologia indipendentemente dall'esposizione a fumo di sigaretta. Oltre alla consulenza di Vacchiano e Pisanelli è stata depositata anche la perizia di Forastiere, epidemiologo, e Biggeri, ordinario di statistica medica all'Università di Firenze. Si tratta di uno studio complesso che tiene conto, tra l'altro, della documentazione relativa ai controlli effettuati dall'Arpac sulle Fonderie Pisano, dello studio di biomonitoraggio Spes, dello studio di mortalità su archivi Istat nella provincia di Salerno. Diversi i dati emersi, a iniziare dal fatto che l'area «è interessata da inquinamento continuo da polveri fini contenenti materiali residui della combustione, inclusi metalli, fin dall'inizio dell'attività della fonderia». I periti escluderebbero altri fattori di pressione ambientale, come le cave e il traffico autostradale. Quanto allo Spes, per i periti indica «una pesante contaminazione da metalli di fonte industriale e da processi di combustione in prossimità dell'impianto».

Ancora: i metalli riscontrati nel sangue degli abitanti in prossimità delle fonderie, «in particolare arsenico, cadmio, cromo, nichel, mercurio, manganese, sono particolarmente tossici per la salute umana». Non a caso, lo studio coorte ha messo in evidenza nell'arco di pochi km dall'impianto «un eccesso di mortalità per cause cerebrovascolari», un «eccesso di tumori polmonari nella popolazione femminile» e «un eccesso di mortalità per malattie neurologiche negli uomini». I periti, rispondendo ai quesiti posti dal gip, evidenziano insomma che «l'inquinamento prolungato di natura cronica della popolazione residente ha dato origine all'aumento della mortalità per alcune cause di morte». In particolare, «eccessi di malattie cerebrovascolari, neurologiche e tumorali». Toccherà ora agli avvocati dei Pisano smontare il contenuto degli elaborati.
 

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