Francesca, dalla laurea all’hub vaccini:
«Protagonista di un evento straordinario»

Francesca, dalla laurea all’hub vaccini: «Protagonista di un evento straordinario»
di Barbara Cangiano
Martedì 6 Aprile 2021, 06:30 - Ultimo agg. 07:50
3 Minuti di Lettura

Sveglia alle sei. Colazione, doccia, macchina in direzione Battipaglia. Come ormai da più di due mesi a questa parte. Che sia Pasqua, sabato, domenica, non importa. Ciò che conta, «è fare bene e fare presto». Francesca Volpe, ventisei anni, originaria di Agropoli, fresca di laurea, è in servizio da febbraio presso l’hub vaccinale dell’ospedale Santa Maria della Speranza di Battipaglia, diretto dal dottore Vincenzo Patella con il prezioso supporto organizzativo della dottoressa Rosa Cetrulo. Intorno uno staff di medici e infermieri «che eseguono non meno di duecento vaccinazioni al giorno, a ritmo sempre più serrato», racconta. Francesca ha l’entusiasmo di chi si affaccia per la prima volta sul mondo del lavoro. E quella appena trascorsa è stata la sua prima domenica di Pasqua in servizio. Una giornata diversa dal solito, passata a elargire sorrisi ed iniezioni. L’energia non manca, perché viaggia di pari passo con la consapevolezza «di essere protagonista di un evento straordinario, dal momento che siamo in presenza della più grande campagna vaccinale della storia». Ed è questo il motivo per cui non le pesano corse, turni e incastri, pranzi saltati, cene rimandate, notti insonni e sacrifici. «Essere a contatto con i vaccinandi è un privilegio. Un’esperienza che ti forma dal punto di vista professionale ed umano. Mi colpiscono tutti gli occhi dietro le mascherine. Ognuno ha la sua storia, i suoi dubbi, le sue paure. Perché questa pandemia ha messo tutti a dura prova», dice. 

Video

Su tutti, quelli che ti inchiodano, sono gli occhi delle persone più anziane, più fragili, più spaventate. «È a loro che dobbiamo dedicare una parola in più, un messaggio di speranza.

Ed è da loro che dobbiamo imparare – racconta l’infermiera – Spesso arrivano qui terrorizzati. Hanno paura del Covid, hanno qualche timore per il vaccino. Ma nella maggior parte dei casi, sono spinti da un grande senso di responsabilità e dal desiderio di ritornare al più presto a una vita normale, che per loro si traduce nel poter abbracciare e baciare i nipoti che magari non vedono da mesi per motivi precauzionali. Tutti ci donano una tenerezza infinita». Da mesi, ormai, si parla con insistenza dei danni psicologici che la pandemia ha prodotto tra i giovanissimi. Ma si discute poco e forse con superficialità dei traumi e delle lacerazioni che l’isolamento forzato, misto a paure e incertezze per il futuro, hanno inferto agli anziani. «Hanno una grande speranza e per noi sono di esempio – insiste Francesca – Sono un punto di riferimento, hanno fatto propria la lezione del sacrificio, meritano tutta la nostra stima e la nostra attenzione». Ed è proprio quest’ultima la parola chiave di chi ha scelto di prestare il proprio know how a servizio della campagna vaccinale. 

© RIPRODUZIONE RISERVATA