Fuorni, ferita direttrice del carcere:
«Ma rientro subito al lavoro»

Fuorni, ferita direttrice del carcere: «Ma rientro subito al lavoro»
di Viviana De Vita
Domenica 7 Aprile 2019, 15:00
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«Sto bene, si è trattato solo di uno strappo». Minimizza Rita Romano, direttrice del carcere di Salerno strattonata da alcuni detenuti nel corso della maxi rissa tra salernitani e napoletani avvenuta venerdì mattina nella prima sezione del penitenziario cittadino dove è stata sfiorata la tragedia. Nonostante i medici del Ruggi, dove è stata refertata l'abbiano dimessa con una prognosi di diversi giorni, domani mattina la direttrice, che ha già trasmesso in Procura un dettagliato rapporto di quanto accaduto, sarà già in servizio. Intanto, già nella serata di ieri sono partiti i primi trasferimenti verso altri istituti di una quindicina di detenuti coinvolti nella guerriglia, alcuni dei quali già lo scorso febbraio si erano resi protagonisti di un analogo episodio, e sono scattati i provvedimenti disciplinari a carico di tutti i partecipanti alla rissa.
 
È invece rientrato in cella il detenuto di Matierno che, massacrato di botte, è stato ricoverato dopo l'aggressione in codice rosso: dopo aver rimediato qualche punto di sutura alla testa ed essere sottoposto agli accertamenti del caso, è stato dimesso ed è finito nuovamente dietro le sbarre. Toccherà ora agli inquirenti ricostruire i retroscena dell'episodio spia di un gravissimo allarme che vede, nel penitenziario cittadino, una guerra tra bande che puntano al monopolio dei traffici illeciti dietro le sbarre. A testimoniarlo sono i continui ritrovamenti di droga e telefonini che riescono facilmente a essere introdotti all'interno delle sezioni: solo il mese scorso furono intercettati all'ingresso del reparto che ospita i detenuti in regime di semilibertà, quattrocento grammi di hashish e due smartphone.

Quello che è stato registrato venerdì rappresenta quindi soltanto l'ultimo inquietante episodio; la punta di un iceberg che mostra una situazione esplosiva segnalata ripetutamente dai sindacati. Uspp e Sappe da tempo evidenziano la completa assenza di sicurezza in un penitenziario dove è guerra aperta tra fazioni in lotta tra loro per la leadership: una lotta intestina, che già più volte ha generato drammatici episodi di violenza favoriti dal sistema del regime aperto, un sistema per i sindacati inapplicabile in un istituto di detenzione come quello di Fuorni dove, con 512 detenuti e solo 174 unità di polizia penitenziaria, nelle ore pomeridiane e notturne non sono in servizio più di dieci agenti con gravissime ripercussioni sul sistema di sicurezza. Lo scorso gennaio nel carcere di Fuorni un'intera sezione, dopo aver trascorso la giornata in regime aperto, non è tornata in cella sfidando le regole e violando il regolamento. Proprio alla luce di tutti questi episodi il segretario nazionale dell'Uspp, Giuseppe Del Sorbo continua a chiedere la rimozione del comandante di Reparto per non essere in grado di far fronte a una situazione sempre più difficile. Alle gravi carenze di organico, che obbligano gli agenti a carichi di lavoro non in linea con le normative vigenti e a continui straordinari sottopagati, a Fuorni si aggiungono gravissime carenze strutturali e la completa assenza di supporti tecnologici.

A oggi i cancelli non sono automatizzati, il sistema di video sorveglianza è ancora incompleto poiché non tutte le sezioni sono state attrezzate per un adeguato monitoraggio dell'utenza e ancora non esiste una sala regia, elemento ancor più essenziale per il monitoraggio di tutte le sezioni detentive ed eventualmente, dei corridoi dove l'utenza accede per muoversi nell'istituto. Il dito resta puntato contro il continuo taglio di fondi sancito dalla legge Madia che vanifica gli sforzi profusi dal personale di polizia penitenziaria che non bastano a controllare un sistema che versa ormai in uno stato comatoso.
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