Una notte di lavoro estremo, caratterizzato da difficoltà oggettive e grossi sforzi, quella vissuta da medici e infermieri del pronto soccorso dell’Umberto I di Nocera Inferiore, a causa di un’intossicazione alimentare che ha colpito 32 studenti. Dal pomeriggio di sabato, partendo dalle ore 15 circa e fino alle 4 di notte, il presidio si è dovuto occupare di trentadue casi di intossicazione alimentare che presentavano ragazzi provenienti da Scafati, Boscotrecase e altri paesi del vesuviano. Il gruppo, numeroso e accompagnato dalle rispettive famiglie, era stato in gita in Veneto. Sono tutti iscritti ad un istituto tecnico di Scafati. La loro gita si è trasformata in un incubo, quando lungo la strada di casa hanno cominciato a manifestare diversi sintomi, quali vomito e diarrea, oltre a bruciori di stomaco. La destinazione è così cambiata nel giro di pochi minuti: non più a casa, ma diretti in ospedale, a Nocera Inferiore. Qui, con il personale dimezzato per via del Covid, medici e infermieri hanno impiegato e trattato i casi dei 32 ragazzi, dopo averne verificato i sintomi. A detta delle famiglie, così come degli studenti - avevano tutti un’età compresa tra i 17 e i 18 anni - il loro malessere derivava da ciò che avevano mangiato quel giorno a pranzo. Qualcuno ha fatto vedere anche delle foto. Piatti di pasta, poi contorni, come patate, quindi della carne, che a detta di chi aveva guardato le foto non aveva un aspetto rassicurante. Anzi, qualcuno ha parlato di condizioni igienico sanitarie al limite, al punto da ritenere che la causa di tutti quei sintomi fosse certamente legata al cibo.
I giovani sono stati presi in cura da medici e infermieri con non poche difficoltà. Non solo per il numero di pazienti e dunque di codici da trattare, che ha costretto molti degli studenti ad attendere il proprio turno, in sala d’attesa, sofferenti a causa dei dolori. Ma anche per il numero esiguo di personale. Solo dieci giorni fa, infatti, almeno sette infermieri del pronto soccorso dell’Umberto I erano risultati positivi al Covid-19.