Stellato torna in carcere:
sorpreso a passeggio sul lungomare

Stellato torna in carcere: sorpreso a passeggio sul lungomare
Domenica 26 Luglio 2020, 11:35
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Era tornato libero nei primi giorni di maggio dopo aver scontato una pena di quattordici anni per associazione di stampo camorrista ed una serie di reati come estorsioni, minacce e lesioni. In realtà avrebbe dovuto lasciare la casa circondariale molto prima, a novembre, ma la scarcerazione gli fu negata per dei provvedimenti disciplinari durante la detenzione e la pena era stata prolungata fino al 2021 ma i suoi legali, gli avvocati Bianca De Concilio e Francesco Candela, durante l'emergenza Covid erano riusciti a riportarlo a casa. A Salerno, Giuseppe Stellato detto «Papacchione», era stato sottoposto alla sorveglianza speciale. Ma il lupo, come si usa dire, perde il pelo ma non il vizio e così, venerdì sera, dopo aver firmato in caserma, Stellato non ha fatto rientro a casa. Ma è stato sfortunato perché, proprio nella tarda serata di venerdì, i carabinieri della compagnia Salerno, agli ordini del maggiore Adriano Castellari e del capitano Andrea Semboloni, hanno eseguito una serie di controlli ai pregiudicati di Pastena dopo la gambizzazione di un 22enne dinanzi al bar Pacifico. Quando hanno bussato alla porta dell'appartamento di Stellato, i militari hanno potuto notare che lui non era in casa. È così scattata una vera e propria caccia all'uomo che si è conclusa sul lungomare dove «Papacchione» stava tranquillamente passeggiando. Dopo le formalità di rito, eseguite presso la caserma che ospita il Nucleo radiomobile della compagnia, a Mercatello, Stellato è stato riportato in carcere, a Fuorni, su disposizione del magistrato di turno. Giuseppe Stellato è un personaggio di spicco nel contesto della malavita organizzata salernitana. È stato il punto di riferimento di un gruppo criminale nato nella zona orientale ma proiettato alla conquista di Salerno diventando sempre più forte. I ragazzi di Pastena come venivano soprannominati, così come ricostruito dagli inquirenti che individuarono anche in Fabio Iavarone un altro capo, praticavano estorsioni nei locali notturni del capoluogo e della litoranea di Pontecagnano, oltre che nei mercati rionali. Un gruppo violento e compatto con interessi anche negli stupefacenti tanto che per autofinanziare l'acquisto di droga, spesso utilizzata prima di compiere gli atti di forza per far valere la propria volontà, il gruppo organizzava anche delle rapine. Proprio nell'ambito dei contrasti sorti per il controllo del territorio, nel 2007 fu ucciso suo fratello Donato, di sabato sera, nel pieno del traffico della movida, dinanzi al vecchio tribunale di Salerno dal gruppo dei Villacaro-D'Andreape.car.

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