Imprenditore suicida, casa all'asta:
il suo avvocato condannato per truffa

Imprenditore suicida, casa all'asta: il suo avvocato condannato per truffa
di Angela Trocini
Sabato 25 Gennaio 2020, 12:49
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È stato condannato ad un anno ed otto mesi per truffa, appropriazione indebita ed infedele patrocinio l'avvocato Pasquale Zambrano che non avrebbe tutelato gli interessi di un imprenditore (suo cliente) la cui azienda attraversava un momento molto difficile e poi quelli degli eredi che, essendo all'oscuro della difficile condizione finanziaria in cui versava il familiare, si sono fidati del medesimo avvocato. Una condotta, quella del professionista di Castel San Giorgio condannato in primo grado (con pena sospesa), che ha portato alla perdita della casa di famiglia andata all'asta. Il giudice monocratico Santoriello ha anche riconosciuto il danno alle parti civili - la moglie e i tre figli dell'imprenditore morto suicida - rappresentati dall'avvocato Stefania Forlani.

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Dopo la morte dell'uomo, che si tolse la vita nell'aprile 2010 caduto in depressione per la crisi economica che lo aveva colpito, gli eredi scoprirono l'esistenza di una procedura di esecuzione immobiliare sulla casa di famiglia ubicata a Cava de' Tirreni e diedero mandato all'avvocato Zambrano (di cui si fidavano) di procedere ad una trattativa con la banca e sospendere in questo modo l'esecuzione. In realtà, secondo le accuse, la somma di 15.793 euro che fu consegnata all'avvocato affinché la versasse alla banca creditrice e perfezionasse la transazione, sarebbe finita sul conto corrente dell'avvocato, con la conseguenza che l'istituto di credito è andato avanti fino a ottenere la messa all'asta dell'appartamento.

Tutto nasceva da una procedura fallimentare del 2008 a carico di un'azienda metelliana il cui gestore era appunto il capofamiglia ma, dopo la morte di quest'ultimo, gli eredi vennero a conoscenza dei gravi problemi economici (un debito con la banca garantito dall'immobile): nel marzo del 2011, quindi, anticiparono all'avvocato 1700 euro (finiti per l'accusa nelle tasche del professionista) per avviare una pratica di finanziamento ed appianare il debito per poi giungere all'accordo transattivo con la Banca popolare dell'Emilia Romagna (l'istituto che aveva promosso la procedura di fallimento) e quindi alla consegna a Zambrano dei tre assegni circolari (per la somma complessiva di 15.793 euro) che dovevano servire a definire l'accordo. Solo dopo, secondo quanto ricostruito dalla Procura, gli eredi hanno scoperto che questi soldi non erano mai stati versati alla banca e che per questo la loro casa era andata all'asta (dicembre 2010), nonostante le rassicurazioni del legale secondo il quale tutto si sarebbe risolto. Ci sarebbero anche telefonate con le quali l'avvocato rassicurava i clienti invitandoli a non preoccuparsi. Purtroppo la realtà, secondo la ricostruzione della procura accolta dal giudice di primo grado, era diversa e ancor oggi la famiglia vive in alcuni locali che la Curia metelliana ha messo loro a disposizione avendo perso la casa venduta all'asta.
 
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