Erano stati condannati con l’accusa di aver costretto i loro figli di 15 e 9 anni, ad avere rapporti sessuali con la sorella 16enne e a subire stupri di gruppo. Condannati in primo grado a 46 anni complessivi di carcere, in realtà non avrebbero mai commesso quei reati. Questa, almeno, è la tesi del procuratore generale che ieri, davanti ai giudici della Corte d’appello del tribunale di Salerno, ha chiesto l’assoluzione a carico dei quattro imputati dalla pesantissima accusa di violenza sessuale aggravata. Per il pg resterebbero in piedi solo le ipotesi di maltrattamento in famiglia. Per questo unico capo di imputazione sono stati chiesti quattro anni di reclusione a carico del padre P.Z., condannato invece in primo grado a 13 anni con l’accusa di aver violentato i figlioletti e di averli consegnati ad altri pedofili; e 2 anni e 3 mesi per la madre M.B., condannata invece in primo grado a 12 anni e mezzo con l’accusa di aver partecipato a parte degli abusi (i due imputati erano assistiti dagli avvocati Mario Pastorino e Massimo Ancarola).
Decisive, a parere del Pg, le conclusioni a cui sono giunti i periti nominati dalla Corte d’Appello che ha accolto la richiesta difensiva di rinnovazione del dibattimento. A parere dei consulenti che ieri hanno esposto davanti ai giudici le loro conclusioni, per quel che concerne gli abusi sessuali «si individuano elementi di travisamento e mistificazione della realtà – versioni discordanti e diverse – tali per cui le dichiarazioni a riguardo non risultano autentiche».
In carcere per abusi sui figli,
la perizia scagiona marito e moglie

di Viviana De Vita
Mercoledì 10 Aprile 2019, 06:05
- Ultimo agg. 06:42
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