Tonio, l'eroe che sfidò il fuoco per salvare un bambino: sfigurato e deriso da tutti

Tonio, l'eroe che sfidò il fuoco per salvare un bambino: sfigurato e deriso da tutti
di Luciana Mauro
Lunedì 25 Gennaio 2021, 09:26
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Marquez consigliava: «Tieni chi ami vicino a te, digli quanto bisogno hai di loro, amali e trattali bene, trova il tempo per dirgli mi dispiace, perdonami, per favore, grazie e tutte le parole d'amore che conosci». Questa storia ce la racconta un anziano parroco di Ogliara, frazione alta di Salerno dove, più di trent'anni fa, in una casa di onesti e umili lavoratori, fu sfiorata la tragedia. È la storia di un bimbo salvato dalla morte, e di un uomo coraggioso che per lui si gettò nel fuoco, senza ricevere, all'inizio, nessuna riconoscenza, ma solo derisione. Don Canio la ricorda con perfetta lucidità, e vuole che la conosciamo perchè, oggi più che mai, rappresenta un monito per tutti, e un invito a riconoscere il grande sacrificio di chi ci ama di un amore incondizionato, perdonandoci sempre.

In una casa di Ogliara si è sviluppato un incendio. I vicini accorrono, all'improvviso si ode un grido disperato, è quello di Bruno, un bambino di sei anni rimasto prigioniero tra le fiamme. La madre, uscita per fare alcune commissioni arriva sconvolta. Si precipita verso la casa, in quel momento pensa solo di salvare il suo piccolo. Ma un braccio la trattiene, e un uomo si getta nel fuoco al suo posto. È Tonio, un giovane calzolaio che tutti conoscono in zona.

Vive solo, e del poco che riesce a guadagnare, ma è un uomo buono, di grande fede, sempre pronto ad aiutare il prossimo. Con coraggio e determinazione, riesce a salire le scale, si toglie la giacca e vi avvolge il piccolo, che ha perso i sensi, prima di riscendere in mezzo all'incendio. Tra le sue braccia, Bruno viene portato fuori dall'inferno di fuoco che stava per divorarlo. È salvo ma Tonio, che ha lottato con le fiamme, è gravemente ustionato. Le sue sofferenze saranno lunghe e intense.

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Quando guarisce, il suo volto è sfigurato, irriconoscibile. Il bambino cresce, e nel quartiere l'episodio dell'incendio è a poco a poco dimenticato. Per il giovane calzolaio molte cose sono invece cambiate. Non può più lavorare e vive degli aiuti della chiesa. È un uomo sfigurato e il suo volto fa paura ai bambini, che quando lo vedono fuggono. Talvolta si beffano di lui e il bimbo salvato, inconsapevolmente, si unisce a loro per deriderlo. Ma i suoi genitori non hanno dimenticato e un giorno, quando è in grado di comprendere, gli rivelano cosa ha rovinato per sempre il viso di quell'uomo coraggioso e caritatevole. Il bimbo scoppia in lacrime: come ha potuto beffarsi di chi ha rischiato la sua vita per salvarlo? Pieno di rimorsi corre a cercarlo e si getta tra le sue braccia. Quanto lo ama adesso! Per dimostraglielo lo segue ovunque, lo aiuta e gli porta ogni giorno un pasto caldo, sostituendo suo padre che già se ne occupava, consapevole del grande gesto che gli doveva, per tutta la vita.



Don Canio, con gli occhi lucidi, termina il suo racconto che, sottolinea «ci ricorda le sofferenze di Gesù per noi. È a lui che noi dobbiamo la vita eterna. Egli è degno del nostro amore, della nostra riconoscenza. È degno che ci ricordiamo di lui». L'anziano parroco sta vivendo, nel tramonto della vita, insieme ai suoi fedeli e a tutti gli uomini del mondo, il dramma della pandemia. «Purtroppo ho dovuto notare che questo terribile virus, per la maggior parte delle persone, è stato un acceleratore che ha fatto venir fuori quanto di peggio c'è nell'animo umano - commenta con amarezza - sempre più osservo giovani che si rifiutano sfrontatamente di seguire le regole per evitare i contagi, tanti altri sono rabbiosi per doverle seguire. Sembra che ognuno voglia lottare solo per la propria sopravvivenza, e non per il bene comune». Tonio, il giovane calzolaio che pagò a caro prezzo un gesto di grande solidarietà, deve dunque indicarci la strada da seguire, aprendo il nostro cuore all'amore per gli altri. «Si, è proprio così - conclude don Canio - Per anni, anche durante il catechismo, ho raccontato ai bambini la storia di Tonio, perchè comprendessero la necessità di dare, e quanto può essere di arricchimento fare del bene al prossimo, unirsi agli altri e, se occorre, sacrificarsi per i propri fratelli. E mi riferisco a tutti, senza distinzione di razza e di colore». Il parroco, che per anni ha retto la parrocchia del quartiere raccogliendo e ascoltando ogni confidenza, prima di allontanarsi, lancia un appello. «Invito tutti a pregare, in questo momento drammatico, in cui il Covid ci vuole distanti, restando vicini con il cuore. E se ci sentiamo scoraggiati, se la paura inaridisce il nostro animo, ricordiamoci del Signore e della riconoscenza che gli dobbiamo».
 

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