Sarà protocollata lunedì la richiesta di modifica della misura cautelare per Vittorio Zoccola, l'imprenditore delle coop da due settimane ristretto in una cella del carcere di Fuorni, come anticipato già al gip Gerardina Romaniello. Lo annuncia il suo legale di fiducia, il penalista Michele Sarno, il giorno dopo l'interrogatorio fiume bis del proprio assistito. Altre sette ore e trenta minuti durante i quali Zoccola avrebbe approfondito alcune tematiche già affrontate con gli inquirenti. Sarno non si sbilancia. «Il verbale è segretato» continua a dire ma lancia messaggi: «se abbiamo parlato per quindici ore qualcosa lo abbiamo detto e, a questo punto, possiamo anche avanzare richieste di modifica della misura restrittive». Le sue dichiarazioni, comunque, dovranno ora essere verificate dagli inquirenti per capire se abbia detto la verità. Ricordiamo che, a sostenere l'interrogatorio dell'imprenditore è stato il procuratore capo Giuseppe Borrelli in persona. Una inchiesta sulla quale la procura di Salerno, che ha poi delegato le indagini alla Squadra mobile, sta lavorando da tempo nonostante le tante difficoltà legate anche alla necessità di tenere sotto osservazione e sotto intercettazione diverse persone. Ricordiamo che Zoccola è l'unico ad essere finito in carcere, Giovanni Savastano (consigliere regionale e all'epoca anche assessore comunale alle Politiche sociali) e Luca Caselli (dirigente settore Ambiente) sono ai domiciliari.
Personaggio trasversale, capace di poter gestire rapporti privati sia con amministratori e sia con dirigenti del Comune, è ritenuto dagli inquirenti il padre del «sistema Salerno», colui che ha sempre puntato i piedi per ottenere l'affido di servizi che, spesso, secondo la tesi della procura, non venivano neanche svolti. È lui che avrebbe organizzato la famosa cena alla quale partecipò anche il governatore della Campania e, in quella occasione, secondo quanto evidenziato nelle intercettazioni di Zoccola, e soprattutto secondo la linea della procura, sarebbero stati trovati accordi per la risoluzione del problema relativo alla gara dalla quale, per volere del dirigente Luca Caselli ancora ai domiciliari, era stata esclusa, per requisiti di legge, la coop San Matteo. I suoi rapporti con i membri dell'ufficio staff del sindaco Vincenzo Napoli, secondo quante emerge dalle carte, sarebbero stati molto stretti.
Il Comune di Salerno diventa una fortezza, porte chiuse ai cronisti dopo le inchieste
Come nel caso di Ugo Ciaparrone, indagato a piede libero, componente dello staff del Sindaco per l'area tecnica e direttore dell'esecuzione del servizio di manutenzione ordinaria e conservativa del patrimonio cittadino appaltato con le cooperative riferibili a Zoccola. A lui Ciaparrone si sarebbe rivolto per «raccomandare» il figlio per una assunzione presso la società cooperativa 3SS. Secondo le accuse, si sarebbe anche fatto fare lavori idraulici e di falegnameria presso l'abitazione della suocera dalla società cooperativa Terza Dimensione senza alcun corrispettivo sempre per il tramite di Zoccola. Era lui ad avere anche un rapporto diretto con Giuseppe Polverino, autista del presidente della giunta regionale, Vincenzo De Luca, il quale lo teneva informato su alcuni spostamenti del governatore e anche sulle pratiche chei riguardavano lui personalmente. In più di una circostanza, nelle carte dell'inchiesta, Vittorio Zoccola viene intercettato proprio mentre parla con il vigile-autista di De Luca chiedendogli informazioni e commentando con lui fatti e situazioni.