Corruzione e peculato,
indagato il sindaco di Eboli

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di Laura Naimoli
Sabato 9 Marzo 2019, 16:18
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Proseguono le indagini per le videocamere di sorveglianza. Sei le persone sotto inchiesta: per Massimo Cariello, sindaco di Eboli, Ennio Ginetti, assessore con delega alla manutenzione, Achille Pirozzi, responsabile del settore manutenzione e Fabio Ciaglia si ipotizza il reato di corruzione; per Lucia Rossi, dirigente del settore patrimonio, e Gennaro Mastrolia, si ipotizzano i reati di falso e peculato. Le carte sono nelle mani del sostituto procuratore Silvio Marco Guarriello, che per la complessità della vicenda avrà a disposizione altri sei mesi.

Il pm ha chiesto al gip di concedere altri sei mesi per valutare il materiale probatorio, acquisito nelle indagini. Il sistema di sorveglianza, attraverso le videocamere, voluto dall'amministrazione Cariello è costato, ad oggi, ai contribuenti circa 170mila euro. La città, in precedenza, contava circa venti videocamere, costate, tra finanziamenti comunali e regionali, circa 210mila euro. Questo sistema venne smantellato con l'avvento della giunta Cariello poiché obsoleto, come emerso da una relazione redatta dall'allora comandante della polizia municipale. L'idea, dunque, era di sostituire le vecchie telecamere con un sistema all'avanguardia. La sostituzione è avvenuta sotto il diretto controllo degli addetti ai lavori, ovvero l'assessore Ginetti con delega alla sorveglianza, Pirozzi responsabile del procedimento e Rossi come dirigente del patrimonio. Sembra poi che il Comune si sia avvalso dell'attività professionale, sia nella progettazione che nell'istallazione, di un tecnico esterno, Fabio Ciaglia. In un primo momento, i lavori procedevano spediti. La «grandiosità» dell'impresa era motivo di vanto dell'amministrazione che annunciava, sui suoi canali di informazione, il perfetto funzionamento delle telecamere puntando sul fatto che l'occhio artificiale potesse scovare nell'immediato chi si rendeva responsabile di reati. Qualche mese dopo, nel 2018, sorsero i primi problemi. Le telecamere si oscurarono, tanto che il sindaco Cariello annunciò alla cittadinanza che un pericoloso hacker aveva violato il sistema di videosorveglianza, annullando l'efficacia del sistema.

La situazione precipitò quando Ciaglia, dichiarando di non aver ricevuto il compenso per il lavoro svolto, denunciò tutto alla Procura della Repubblica. Per alcuni mesi, dopo il sabotaggio, tutte le videocamere rimasero al buio. Dopo molti lavori tecnici, oggi si è giunti al funzionamento parziale, almeno da quanto appurato dalle opposizioni, che hanno ribadito un generale mal funzionamento della videosorveglianza. Anomalie che andrebbero risolte, per consentire un pronto intervento, alla luce degli eventi dell'ultimo anno. Molti i casi in cui, un buon funzionamento del sistema, avrebbe aiutato le forze dell'ordine a risolvere casi rimasti impuniti. Restano da capire gli aspetti penali di una vicenda che ha preso una inaspettata piega, e potrebbe riservare ulteriori sviluppi in attesa degli approfondimenti investigativi che la magistratura dovrà porre in essere.
 
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