Gestione e manutenzione del depuratore di Scafati, gli oneri incassati in bolletta dal Consorzio di Bonifica del Sarno, ma anche omissioni degli uffici regionali, tra carenze nelle reti fognarie, cattiva gestione dei fondi stanziati e opere incompiute. Il nuovo filone investigativo dell’inchiesta «Rinascita Sarno» stavolta coinvolge direttamente la Regione Campania. Ieri mattina, su delega della Procura di Torre Annunziata, i carabinieri del comando gruppo per la tutela ambientale di Napoli e di Salerno hanno dato esecuzione ad un ordine di esibizione di documentazione nei confronti di tre uffici della Regione Campania – Direzione Generale Difesa Suolo e Ambiente, Ufficio Centrale Grandi Opere e Bonifiche e Ufficio Speciale Centrale Acquisti e procedure di finanziamento – ma anche dell’Ente Idrico Campano, Società Gori (con sede a Ercolano) e Consorzio di Bonifica Integrale-Comprensorio Sarno (con sede a Sarno). Una corposa acquisizione di atti e documenti che servirà agli inquirenti per accertare eventuali omissioni da parte delle pubbliche amministrazioni che dovevano controllare e verificare lo stato dei lavori per l’efficientamento dei depuratori e il collettamento, ma anche per ricostruire i flussi di denaro, in parte stanziati negli ultimi 25 anni, ma mai veramente utilizzati per la bonifica del fiume Sarno, usati male, sprecati o addirittura persi. Dopo la mappatura che ha riguardato decine di aziende che sversano direttamente nel corso d’acqua, con decine di scarichi illegali sequestrati, oltre 200 denunce e 2 arresti, e la seconda fase che ha riguardato l’intera rete fognaria di una ventina di Comuni con fognature assenti o non collettate ai depuratori e i reflui fecali sversati direttamente nel Sarno, adesso l’attenzione si sposta sulla gestione regionale, presente e passata.
Dunque, c’è da fare chiarezza su come siano stati spesi i fondi finora, nonostante le gestioni commissariali che avrebbero dovuto semplificare e accelerare le procedure.