Clan e politica: scarcerato il giovane
accusato di aver corrotto gli elettori

Clan e politica: scarcerato il giovane accusato di aver corrotto gli elettori
di Nicola Sorrentino
Mercoledì 21 Febbraio 2018, 19:49
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NOCERA INFERIORE - Il suo è un ruolo chiave nell'indagine «Un'altra storia», la maxi inchiesta conclusa dalla Procura Antimafia di Salerno con l'iscrizione nel registro degli indagati di 24 persone. Lui, Luigi Sarno, giovane di 25 anni, rientra tra quelli. Giorni fa è stato scarcerato dopo una lunga detenzione in carcere, dove ci era finito perchè beccato in casa - mentre era ai domiciliari - con un'altra persona. Dietro istanza del legale di fiducia, Bonaventura Carrara, ha ottenuto la scarcerazione ma con il divieto di dimora in provincia di Salerno.  La Dda colloca il ragazzo nell'orbita dell'ex boss Antonio Pignataro, muovendogli l'accusa di corruzione elettorale e tentata estorsione aggravata dall'articolo 7, il metodo mafioso. Fu proprio seguendo Sarno che i carabinieri del Ros montarono l’accusa per Nicola Maisto, ex consigliere comunale costretto alle dimissioni dopo l'avviso di garazia. In sostanza, Sarno sarebbe riuscito a corrompere diverse persone - tra gli indagati vi è quasi un intero nucleo familiare - e indirizzare il voto verso alcuni aspiranti consiglieri.

Dopo il blitz dello scorso agosto, a Salerno - in procura - furono convocati diversi consiglieri della maggioranza del sindaco Manlio Torquato. Alcuni di loro avevano confermato rapporti di mera conoscenza con il 25enne, respingendo però l'ipotesi di avergli chiesto un aiuto durante la campagna elettorale. Eppure, a seggi chiusi, Luigi Sarno fu intercettato mentre si esprimeva in questo modo: «Devono pagarmi tutti quelli che sono saliti al Comune». Secondo l'Antimafia, avrebbe gestito il servizio di attacchinaggio di manifesti per alcuni candidati a sindaco, oltre che consiglieri. A suon di 40 e 50 euro, poi, avrebbe ottenuto preferenze di voto da alcuni elettori, con tanto di fotografia in funzione di "prova" sul telefono cellulare. L'altro aspetto dell'indagine invece non lo tocca: cioè, quello dello scambio elettorale politico-mafioso che ha mandato in carcere oltre ad Antonio Pignataro (il 25enne si muoveva dietro sua autorizzazione secondo gli inquirenti), anche due aspiranti consiglieri ed un ex vice sindaco
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