«Io, rinchiuso nel sarcofago
e abbandonato come un cane»

«Io, rinchiuso nel sarcofago e abbandonato come un cane»
di Carmela Santi
Martedì 3 Novembre 2020, 05:10 - Ultimo agg. 10:06
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«Mi sentivo come chiuso in un sacco di immondizia dove non entra più niente. Mi mancava l’aria, avevo difficoltà a respirare. Sono state ore da incubo. Neanche un cane si tratta così». A parlare è Bruno Mainente, 66enne della frazione Pattano di Vallo della Lucania. L’uomo da circa una settimana ha scoperto di essere positivo al coronavirus, insieme ad altri familiari. È in isolamento presso la sua abitazione ma tre giorni fa a causa di problemi respiratori per lui si è reso necessario far ricorso alle cure dei sanitari. Il figlio telefona al 118, arriva un’ambulanza e per il genitore è l’inizio di una odissea. «Ho avuto - dice - l’impressione che mi portassero in giro non sapendo dove “parcheggiarmi”. Una volta deciso di portarmi all’ospedale San Luca sono rimasto per quattro ore nella barella contenitiva. Ogni tanto qualcuno veniva a chiedermi come stavo. Solo dopo due ore una infermiera mi ha misurato la temperatura. Sono rimasto per altre due ore chiuso nel sarcofago. Mi sentivo morire, non volevo per forza un posto letto ma almeno essere visitato. Soffrivo, non respiravo. Non mi hanno fatto neanche una tac». L’uomo è stato “parcheggiato” per quasi quattro ore al pronto soccorso del San Luca. La struttura sanitaria, come ribadito dal direttore sanitario Adriano De Vita, non è attrezzata per ricoverare paziente positivi, e il vicino presidio di Agropoli pare fosse saturo. 

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Un vero e proprio caos che ha determinato anche l’intervento dei carabinieri della stazione di Vallo, guidati dal comandante Sergi, che hanno cercato di ricostruire l’accaduto.

Dopo la lunga attesa il 66enne è stato riportato a casa, sempre a bordo di una ambulanza attrezzata. Un vero e proprio guazzabuglio sul quale potrebbe indagare anche la Procura. 

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