Jole, la bimba uccisa dai genitori:
disposte nuove perizie

Jole, la bimba uccisa dai genitori: disposte nuove perizie
di Nicola Sorrentino
Martedì 14 Dicembre 2021, 06:10 - Ultimo agg. 12:59
3 Minuti di Lettura

Due nuove perizie, chieste e ottenute dalla difesa per fornire nuovi elementi a supporto nel giudizio d’Appello per la morte della piccola Jolanda. Ieri mattina, la Corte d’Assise d’Appello ha accolto le richieste dei legali Vincenzo Calabrese e Antonio Di Martino, rispettivamente difensori di Immacolata Monti e Giuseppe Passariello, condannati a 24 anni la prima e all’ergastolo il secondo. Sullo sfondo c’è la morte della piccola Jolanda, figlia dei due, che secondo la sentenza di primo grado fu maltrattata dai genitori e poi uccisa presumibilmente dal padre. La piccola aveva 8 mesi. I fatti si consumarono a Sant’Egidio del Monte Albino, il 21 giugno 2019.

Mercoledì il tribunale conferirà incarico ai consulenti, che eseguiranno una valutazione sull’autopsia fatta all’epoca sul corpicino della piccola, analizzando poi una maglietta indossata da Passariello quella notte, sulla quale la piccola avrebbe rimesso.

Accertamenti in tal senso - secondo il difensore - non furono fatti, pur con la maglia finita sotto sequestro. La piccola, secondo la tesi difensiva, avrebbe rimesso anche sul cuscino, che per l’accusa fu invece utilizzato per soffocarla. I legali dei due imputati, infatti, sostengono che la piccola sarebbe morta per problemi polmonari. Un’asfissia, per la precisione, conseguenza di una polmonite non curata. Starà ai periti, nelle settimane a venire, fornire elementi in ragione di quanto disposto dal tribunale.

La sera dei fatti, fu un’amica della madre di Jolanda, dietro suo sollecito, ad allertare il 118 spiegando che la piccola aveva smesso di respirare. Il medico intervenuto trovò sul suo corpo edemi, bruciature ed escoriazioni. Oltre ad una lesione aftosa ulcerativa in bocca, che avrebbe impedito alla piccola di deglutire. Quei segni, secondo le accuse, furono il risultato di almeno 15 giorni di maltrattamenti commessi sulla piccola. Per Imma Monti fu suo marito, Giuseppe Passariello, a ridurre la figlia in quel modo, con modi e atteggiamenti troppo rudi per gestire una bambina così piccola. Quest’ultima, non sarebbe stata mai curata adeguatamente, se non con metodi rudimentali. La donna non avrebbe inoltre avuto la forza - sempre per l’accusa - di ribellarsi al marito, che le avrebbe impedito con le minacce, ma anche con la violenza, di condurre la figlia da un medico. La polizia intercettò in ambientale entrambi i genitori, accusati di maltrattamenti e omicidio, in commissariato, mentre discutevano sull’opportunità o meno di disfarsi di un cuscino, ragionando su possibili condanne. Frasi equivoche che spinsero i giudici a ritenere entrambi colpevoli. La piccola sarebbe stata soffocata con un guanciale, dopo un primo tentativo a mani nude fallito. Per la difesa non andò così.

© RIPRODUZIONE RISERVATA