Ucraina, l’appello di Yarina da Salerno:
«Corridoi umanitari per salvare i bimbi»

Ucraina, l’appello di Yarina da Salerno: «Corridoi umanitari per salvare i bimbi»
di Barbara Cangiano
Giovedì 3 Marzo 2022, 06:20 - Ultimo agg. 19:02
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Sua sorella e due dei suoi quattro nipoti sono riusciti ad attraversare il confine ucraino e stanno viaggiando dall’Ungheria verso Salerno. Presto potranno riabbracciarsi, al sicuro, lontano dal dramma della guerra. Eppure questo non le basta per essere felice. Perché, racconta Yarina Pylyukh, consulente commerciale da oltre vent’anni trapiantata in città, «ci sono tantissime zone ormai blindate, dalle quali è impossibile uscire. E migliaia di donne e bambini che se non moriranno per le bombe, lo faranno per la fame e la sete. La mia migliore amica vive a Kiev. È un medico militare, quindi non ha potuto né voluto abbandonare chi stava soffrendo. Ma ora è terrorizzata. Mi scrive in continuazione pregandomi di portare in salvo i suoi tre figli. Sarei disposta ad andare fin lì in macchina per darle una mano, ma ormai la nostra capitale è sotto assedio e non c’è nessuna possibilità di riuscire ad entrare. Che fine faranno quei piccoli?». La situazione, spiega Yarina, è la stessa a Zhytomyr, Kharkiv, Dnipro, solo per citare alcuni dei centri principali strozzati dall’assedio russo: «È un genocidio e non capisco cosa si stia aspettando ancora prima di aprire i corridoi umanitari. Per la nostra gente non c’è ormai altra possibilità di salvezza». 

Da giorni Yarina non si ferma un secondo. È in contatto con l’assessore comunale alle Politiche sociali Paola De Roberto, con Lucia Lamberti de La Tenda e, naturalmente, con tanti esponenti della comunità ucraina trapiantati in città.

Ognuno ha qualcuno da salvare a tutti i costi: «Mia sorella Olena ci è riuscita, perché abita a Leopoli dove fino all’altro giorno, la situazione era ancora relativamente tranquilla, anche se ci sono soldati in strada, le trasmissioni televisive sono interrotte e la corrente elettrica è a intermittenza. Purtroppo temo che la nostra bellissima città, patrimonio Unesco, non sarà risparmiata. Putin ha deciso di aggredirla per ultima perché è la culla della nostra storia e della nostra cultura. Olena non voleva saperne di abbandonare la sua casa, né i suoi affetti. Poi il primogenito che ha diciotto anni si è arruolato e si è convinta. Porterà con sé altri due figli, uno di dieci anni e l’altro di un anno e mezzo, che potranno rivedere il fratello che ho in affido qui con me». Con Olena ci sono altre due donne con quattro piccoli: «Ho una casa di appena due stanze - dice Yarina - Non posso ospitarli tutti. Sto provando a sistemarli presso alcuni amici tra Trieste e Rimini». Ma l’ideale sarebbe se anche gli altri due nuclei familiari potessero fermarsi a Salerno, in modo da restare in contatto e non sentirsi, per quanto possibile, totalmente sradicati. L’appello è alla sensibilità e alla generosità delle famiglie, perché i centri di assistenza che saranno individuati, si spera in tempi rapidi, dalle istituzioni e dal mondo del volontariato, «dovranno ospitare soprattutto i più bisognosi. Chi non ha contatti, chi sta soffrendo, chi vive sotto i bombardamenti - precisa la consulente commerciale - In questo occorre essere rigorosi, non possiamo consentire che a scappare sia solo chi può permetterselo».

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Olena e gli altri hanno scelto di attraversare l’Ungheria in autobus: «Qui non ci sono centri di accoglienza, che invece sono sorti a Varsavia e Cracovia, in Polonia, dove le auto restano in fila anche per tre giorni e alla fine in tanti sono costretti a muoversi a piedi. C’è chi ha percorso cinquanta chilometri, come una mia amica. Era stremata e ha preferito fermarsi lì». Una scelta che operano diversi profughi, perché «in Italia e in particolare al Sud, viene chi già ha un contatto e sa come muoversi, anche se ci sono delle organizzazioni che provvedono ai transfer da Varsavia alle principali città italiane». Yarina ha inviato più di una pec alla Croce rossa e all’Unicef: «Soltanto loro possono intervenire per salvare i bambini. Da ucraina mi batto e mi batterò per l’apertura dei corridoi umanitari. Lo chiedo a gran voce a tutti i politici, in primis al ministro Di Maio. Le famiglie non possono più mettere il naso fuori di casa neppure per acquistare cibo».  

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