Ferraioli in trattativa per “La Doria” di Angri,
colosso delle conserve: l'interesse di Bonomi

Ferraioli in trattativa per “La Doria” di Angri, colosso delle conserve: l'interesse di Bonomi
di Nando Santonastaso
Sabato 25 Settembre 2021, 23:54 - Ultimo agg. 27 Settembre, 07:19
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È una delle migliori realtà del comparto conserviero nazionale ed europeo, quotata in Borsa, un’assoluta eccellenza del sistema delle imprese del Mezzogiorno. È per questo che le notizie di un interesse del gruppo finanziario Investindustrial per il gruppo La Doria di Angri, nel Salernitano, hanno acceso interesse e curiosità (e anche qualche inevitabile preoccupazione sul futuro). Parliamo del primo produttore europeo di legumi conservati, di pelati e polpa di pomodoro nel canale retail che ha chiuso il 2020 con ricavi per 848,1 milioni e un margine operativo lordo (mol) di 83,1 milioni (con un indebitamento di 140 milioni) archiviando il primo semestre dell’anno con un fatturato di 423,8 milioni e un ebitda di 41,7 milioni. 

Il gioiello della famiglia Ferraioli (al vertice i fratelli Antonio, presidente dell’Unione industriali di Salerno da pochi mesi, e Andrea ma a quanto pare quote della Spa sono distribuite anche tra le quattro sorelle mentre un preciso Patto generazionale scandisce i tempi e le modalità per l’accesso alle varie aziende della terza generazione di famiglia) fa gola al fondo guidato dal finanziere Andrea Bonomi. Lo stesso, per intenderci, che ha portato a termine di recente l’acquisizione del Gruppo Guala e messo a segno l’operazione per la quotazione a New York della maison di moda Ermenegildo Zegna. 

L’obiettivo è l’acquisizione della quota di controllo (63%) in mano alla famiglia Ferraioli. Al lavoro gli advisor Vitale&Co e Pwc. Una volta definito questo step, Investindustrial potrebbe lanciare un’opa totalitaria finalizzata al delisting della società campana presente sul listino milanese dalla fine del 1995 e attualmente quotata al segmento Star. Il Gruppo per ora si limita a una breve nota. «Con riferimento ad alcune notizie apparse recentemente sugli organi di stampa in relazione ad una possibile operazione sull’assetto di controllo della società, La Doria è informata dell’intendimento degli attuali azionisti di maggioranza di esplorare alternative di valorizzazione». Di più non trapela dallo strettissimo riserbo aziendale e del resto chi conosce lo stile dei proprietari, da sempre poco adusi a rilasciare dichiarazioni sull’andamento della società, non se ne meraviglia.

Da quello che si intuisce però si può escludere almeno in questa fase che l’operazione sia propedeutica all’ingresso nel capitale azionario di un partner industriale. Prevale insomma la sensazione che si tratti di un percorso di natura esclusivamente finanziaria con obiettivi che possono però essere di vario tipo, fino ad esempio a non dover prevedere necessariamente l’uscita dell’attuale management. 

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In ogni caso, non sarebbe una novità per i big del settore conserviero l’ingresso di partner finanziari anche stranieri: è accaduto ad esempio con il Gruppo Mutti di Parma, altro colosso del made in Italy di settore, che nel 2016 cedette il 25% del capitale a Verlinvest, società di private equity belga sponsorizzata dalla famiglia Les Spoelberch, già azionista di riferimento del colosso della birra AB-InBev (per la cronaca proprio di questi tempi i belgi hanno rimesso sul mercato la loro quota). Un conto però è una partecipazione azionaria, sia pure robusta, un altro è puntare al controllo della maggioranza assoluta come nel caso de La Doria. Lo si capirà meglio nei prossimi giorni.

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La società sottolinea, opportunamente, che «l’interlocuzione è comunque alla fase preliminare» e aggiunge: «Come di consueto in questi processi, l’evoluzione e la tempistica delle interlocuzioni sono soggetti a variabilità per cui - si legge nella nota - la società si riserva ogni ulteriore opportuna comunicazione al mercato in funzione delle informazioni che risultassero disponibili». Inevitabile la prudenza per una società quotata in Borsa per la quale ogni comunicazione va soppesata con la massima attenzione e che ha visto il titolo sospeso per eccesso di rialzo quando i primi rumors sono diventati pubblici. Di sicuro la solidità del Gruppo sembra poter garantire senza affanni il mantenimento delle attuali quote di mercato in una prospettiva di tempo ampia. Non è un mistero che l’impatto della pandemia, come per tutto l’agroalimentare, ha “favorito” il consolidamento e la crescita anche de La Doria, rafforzando l’immagine di un Gruppo di qualità già ben nota ai consumatori e ai mercati. Ma tutto questo non fa che accrescere l’attesa per il futuro assetto proprietario, e di conseguenza per i piani a breve e medio termine ai quali è legata gran parte dell’economia agricola e di trasformazione del territorio di riferimento. 

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