La «fiamma» si tinge di rosa
«Vicine alle donne
contro le violenze»

La «fiamma» si tinge di rosa «Vicine alle donne contro le violenze»
di Petronilla Carillo
Domenica 27 Dicembre 2020, 06:10
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Il loro sorriso è rincuorante. Nonostante le mascherine. E questo perché sorridono con gli occhi. Entrambe hanno coronato il sogno della loro vita, non solo diventare carabinieri ma essere ufficiali. Ed ora sono al comando di due della quattro compagnie a sud del capoluogo dove, proprio le stazioni dell’Arma, sono l’unico presidio di legalità e sicurezza in un vasto territorio. Ïl capitano Fabiola Garello, dirige Agropoli; la sua collega Annarita D’Ambrosio, Vallo della Lucania. Hanno due formazioni diverse ed anche due vite private diverse ma entrambe sono figlie d’arte e la fiamma l’hanno sempre avuta nel cuore. Ad entrambe, i rispettivi papà hanno fatto la stessa premessa: «Ricordati che non sono tutte rose e fiori». E questo hanno avuto modo di scoprirlo nel corso degli anni perché arrivano ad un comando compagnia dopo un lungo percorso professionale che le ha viste a comando di altri reparti. Ora, a Salerno, sono la punta di diamante del comando provinciale anche se il comandante, il colonnello Gianluca Trombetti, è chiaro: «Nessuna preferenza. Per me sono come gli altri militari chiedo e pretendo le stesse cose da tutti i miei ufficiali, indipendentemente dal fatto che siano uomini o donne». Ma poi ammette: «Il ruolo delle donne nell’Arma è molto importante nell’ottica del nostro ruolo di presidio del territorio perché ci aiutano molto nel difficile ruolo di essere vicini alle vittime di violenze, soprattutto familiari: sono un valore aggiunto per le indagini di codice rosso proprio perchè sanno come far aprire le vittime». 
I PERSONAGGI
La Garello, ad Agropoli, è responsabile di venti comuni; la D’Ambrosio di ventinove. E ciascuna ha vissuto un impatto diverso con il ruolo di comandante di compagnia ma entrambe, a stretto giro, si sono prese le loro belle soddisfazioni. «In un primo momento - spiega il capitano Fabiola Garella - è stato un po’ duro coordinare il lavoro di tanti uomini ma poi si sono resi conto che io ero una di loro. È durato pochissimo tempo, il lavoro sul campo ha poi annullato qualsiasi imbarazzo. Ma, man mano che vado avanti in questa esperienza, mi rendo conto quanto importante sia il ruolo di una donna nell’Arma alla luce della nuova legge contro le violenze di genere e il codice rosso. Mi piace andare in giro per le scuole a parlare con i ragazzi di bullismo, droga, rispetto del codice della strada... Superato il primo momento di curiosità, quello di vedere una donna carabiniere, poi mi accorgo di catturare la loro attenzione e anche dopo gli incontri pubblici mi avvicinano per fare domande e chiedere consigli». «Appena arrivata a Vallo della Lucania - spiega invece il capitano Annarita D’Ambrosio - mi sono dovuta confrontare con una vicenda molto brutta: una donna straniera giunta in ospedale in preda ad una emorragia. I medici subito si sono accorti che aveva da poco partorito ma lei continuava a negare. Una vicenda che avrebbe fatto male a chiunque ma a me, che sono mamma, un po’ di più anche perchè dinanzi alla sua reticenza, abbiamo effettuato un controllo nell’abitazione dove lei viveva da badante e, in una valigia, abbiamo trovato il corpicino senza vita del suo piccolo». 
E se queste sono soltanto alcune delle loro vicissitudini professionali, sul piano personale i due ufficiali affrontano la vita allo stesso modo.

La paura? «Si affronta». La vita privata? «La si vive». Anche se in maniera diversa. La D’Amborsio è mamma e continua a fare il suo ruolo di genitore «grazie ai nonni», dice. Sposata con un maresciallo dei carabinieri, la vita per lei non è semplice ma va avanti con determinazione. La Garella, invece, al momento ha deciso di dedicare la sua vita all’Arma anche se non esclude, laddove ci saranno le condizioni giuste, di poter formare anche lei una famiglia. 

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