La tragedia di San Severino: le ho uccise perché erano possedute da Satana

La tragedia di San Severino: le ho uccise perché erano possedute da Satana
di Petronilla Carillo
Mercoledì 5 Agosto 2015, 21:57 - Ultimo agg. 6 Agosto, 11:59
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SALERNO - «Le ho uccise perché erano possedute da Satana». È quanto ha riferito il matricida Giovanni De Vivo al sostituto procuratore di Nocera Inferiore, Amedeo Sessa, che indaga sul duplice omicidio di Mercato San Severino. Il 30enne avrebbe non solo strangolato la madre, Antonietta De Santis, ma anche colpito a forchettate, prima di soffocarla con un cuscino, la sorella Deborah di 24 anni. Non ha raccontato nel dettaglio la dinamica ma, durante il primo interrogatorio in ospedale, ha ammesso le sue responsabilità. «Dovevo liberarle dal demonio», si è giustificato, convinto di ciò che aveva fatto. Lucido nella spiegazione del movente, un po’ meno nel dare una giustificazione al perché di questa sua convinzione. E durante l’interrogatorio ha più volte usato il termine «maledette».

Lo stesso che, secondo qualcuno, avrebbe urlato dal terrazzino di casa sua prima.

Un urlo che in molti hanno scambiato per una banale discussione con la madre e la sorelle, una delle tante alle quali una parte del vicinato era abituata.

Vaneggiamenti che, stando ai sanitari che lo avrebbero preso in cura, sono tipici dei soggetti psicotici: il delirio, infatti, è proprio uno dei sintomi della malattia. Vaneggiamenti fatti mentre era però lucido e consapevole di ciò che aveva fatto. Tant’è che è stato proprio lui a raccontare al pm Sessa e ai carabinieri del Nucleo investigativo del reparto operativo del comando provinciale di Salerno (coordinati dal tenente colonnello Giulio Pini e diretti dal maggiore Alessandro De Vico) di quell’assegno che gli era stato tolto.

Un piccolo sussidio per la sua malattia che non percepiva più, e questo - stando sempre al racconto fatto da De Vivo - lo aveva gettato in una profonda angoscia. Di qui, probabilmente, l’istinto suicida. Un assegno, un contributo, sul quale sta ora lavorando la Procura per verificare se esistesse davvero e se davvero gli è stato tolto. Così come si sta cercando di capire se quella famiglia fosse ben seguita dai Servizi sociali. Non solo Giovanni aveva disturbi psicotici ma anche la madre e la sorella erano state in cura da uno psichiatra. Quest’ultima, in particolare, era affetta da autismo.

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