«Finalmente ho sconfitto il Covid dopo giorni di ricovero in ospedale. Non ho dimenticato nulla di quei giorni, di quelle ore, di quegli attimi. La solitudine, la costrizione del casco e della maschera, la paura di morire, il terrore che accadesse in solitudine, senza poter salutare i miei cari». È contenuto in quattro fogli, scritti con mano ancora affaticata, il racconto di disperazione, di speranza, ma anche di gratitudine di uno dei tanti sopravvissuti al Covid. «Medito sulla fatica, sul coraggio, sulla determinazione sulla dedizione e pazienza dei dottori tutti, degli infermieri e delle operatrici socio-sanitarie - prosegue - La loro è la storia dell'impegno di fronte a questa enorme tragedia, senza mai perdere la speranza di guarire. Non riesco a non pensare alle loro maschere, alle loro tute spaziali da cui si intravedono solo i loro occhi, al mio cuore impazzito che scoppiava nelle tenebre, al suono di quei maledetti macchinari, al lamento degli altri pazienti: un plauso alla loro professionalità e all'impegno profuso». Autore della lettera è l'avvocato Nicola Paraggio, 61 anni compiuti ieri, ma potrebbe essere il racconto di uno qualunque dei tanti che, dal giorno alla sera, dalla notte alla mattina si sono ritrovati catapultati nell'inferno delle terapie intensive italiane.
Nicola, ricoverato il 1° aprile dopo un tampone eseguito per via di un familiare risultato positivo, è uno di questi. La sua storia inizia con un controllo eseguito presso l'Usca di Battipaglia, dove subito risulta positivo e, per questo, viene posto in quarantena fiduciaria: «I primi giorni, sintomi poco o nulla: febbre a 37,5 e un po' di tosse - ricorda Paraggio - poi la febbre si è alzata e, nonostante le medicine, il 12 aprile mi sono reso conto che avevo problemi di respirazione». Il chiaro segnale che l'infezione sta prendendo il sopravvento sul suo sistema immunitario: «Il 13 aprile chiamo il 118 e mi portano immediatamente al reparto Covid dell'ospedale di Eboli e, dopo una tac che mostra la gravità della situazione, vengo ricoverato - prosegue - subito con flussi di ossigeno molto alti».