«Maradona cocainomane»: il tentativo
di hackeraggio della lectio ad Unisa

«Maradona cocainomane»: il tentativo di hackeraggio della lectio ad Unisa
di Barbara Landi
Venerdì 4 Dicembre 2020, 20:07 - Ultimo agg. 5 Dicembre, 02:34
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«Maradona cocainome»: è l’urlo che interrompe la ritualità della lectio magistralis dedicata a El Pibe De Oro, promossa da Filmidea all’univeristà di Salerno in modalità streaming. Un tentativo di hackeraggio che ha spinto i docenti Unisa a stoppare il webinar online, trasmesso sulla piattaforma Zoom, per precauzione. Un’interruzione proprio nel giorno in cui il San paolo diventa Stadio Diego Armando Maradona.

«Perché Maradona? Perché è storia, è cinema, è tv, è musica: perché in maniera trasversale incrocia i 4 pilastri su cui si fonda Filmidea», così Pietro Cavallo, tra i fondatori della rassegna universitaria e ordinario di Storia Contemporanea, aveva descritto l’urgenza di una riflessione.

Maradona celebrato come un contemporaneo Caravaggio, un artista, innovatore, nei suoi chiaroscuri, nel suo rapporto inscindibile con la città di Napoli e i suoi go, che sfidano le leggi della fisica. 

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Maradona come Caravaggio, che con la sua luce che arriva tagliante, i suoi chiaroscuri, mentre mette in scena derelitti, ladri, assassini, puttane e delinquenti. «Maradona è un rivoluzionario, perché con quel gol impossibile da metà campo ha inventato il calcio», aveva sottolineato il prof, che giudica il tentativo di hackeraggio come una bravata da parte di adolescenti, che testimonia la complessità di una figura controversa. Le voci che arrivano in diretta interrompono l’avvocato Vincenzo Siniscalchi, difensore di Maradona, proprio nell’istante in cui sottolineava che Maradona non fosse mai stato condannato per droga. Difficile parlare anche di doping, perché la cocaina non migliorerebbe le prestazioni, ma le peggiorerebbe.

 

Lo stesso Maradona nel film di Kusturica si racconta dicendo: «Emir sai che giocatore sarei stato se non avessi tirato cocaina?». Una lectio hackerata che entrerà nella storia, dalla prossima settimana pubblica sul canali YouTube di Filmidea. «A giugno siamo stati i primi a realizzare incontri in modalità webinar. Oggi sul web ci sono decini di incontri ogni giorno – spiega il professore Cavallo – Capisco che la figura di Maradona possa generare reazioni contrastanti, ma credo si tratti soprattutto di qualche bravata. Peccato che sia stato rovinato un incontro proprio nel momento di apertura al dibattito, dopo le relazioni scrittore Maurizio De Giovanni, tifoso sfegatato del Napoli e i docenti Vittorio Dini ed Oscar Nicolaus, promotori del “Te Diegum”, il saluto a Maradona quando lasciò Napoli. Impone sicuramente una riflessione sulla privacy e sulla sicurezza on line con l’immersione digitale».

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Punto cardine della lectio Maradona inteso come Mito, come simbolo del Meridione. Dei 116 scudetti assegnati nella storia del campionato dalla sua fondazione, solo 2 sono quelli al di sotto di Roma, i 2 del Napoli di Maradona appunto. “Maradona è il mito che si avvera. Dopo Siniscalchi era previsto l’intervento di Ferdinando Signorini, preparatore atletico di Diego ai mondiali e si un poeta serbo. Inizialmente in cartellone anche Peppe Servillo e Renato Carpentieri. Non il ricordo di Maradona, ma capire cosa Maradona ha suscitato.  La sua rivoluzione Maradona l’ha fatta nel calcio, oltre le frequentazioni con Chavèz e Maduro, perché sul campo ha portato la genialità dell’artista. Perché è storia? Perché tutti, a sud dell’Italia e del mondo si sono riconosciuti in lui. Una rivalsa, contro il nord dell’Italia, e per l’Argentina umiliata dagli inglesi per la questione Maldive. Maradona vince in rappresentanza del popolo argentino, non dei generali. È un personaggio complesso, in lui “Dio e Diavolo convivono. Il doppio scudetto e la coppa Uefa diventano simbolo di una squadra del sud che domina sul nord. Il calcio non è solo un gioco. Non è un caso che venga associato a Pino Daniele e Massimo Troisi, tutti e 3 traditi dal proprio cuore. Hanno impersonato una Napoli non più perdente, ma vincente, aprendo la stagione del rinascimento partenopeo».

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