Marzia Capezzuti, la verità s’allontana: il perito prende 120 giorni

Per l’omicidio e l’occultamento del cadavere di Marzia Capezzuti sono indagate cinque persone

Marzia Capezzuti, la verità s’allontana: il perito prende 120 giorni
di Petronilla Carillo
Venerdì 18 Novembre 2022, 06:25 - Ultimo agg. 12:07
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Centoventi giorni. È il periodo che il professore Giovanni Santurro, associato di Medicina legale presso l’Università di Salerno, e direttore di Medicina legale presso l’azienda universitaria ospedaliera San Giovanni di Dio e Ruggi d’Aragona, ha preso come tempo necessario per eseguire gli esami autoptici e del dna sul corpo senza identità ritrovato ad ottobre in un casolare a Santa Tecla di Pontecagnano Faiano.

Il perito ha chiarito subito, all’atto di affidamento dell’incarico da parte del gip Alfonso Scermino, le sue intenzioni: traslare la salma dall’ospedale di Battipaglia a quello di Mercato San Severino dove ci sono le strumentazioni adeguate per lo svolgimento di alcuni esami particolari. Per il dna (forse) i tempi potrebbero accorciarsi anche perché presso il Ris del comando provinciale carabinieri Salerno sono custoditi i campioni prelevati dai genitori di Marzia Capezzuti, la giovane donna scomparsa a marzo dello scorso anno, da Pontecagnano Faiano. In effetti la convinzione di tutti (inquirenti compresi) è quella che quel corpo possa essere proprio della giovane donna morta di stenti e maltrattamenti. 

Ricordiamo che per l’omicidio e l’occultamento del cadavere di Marzia Capezzuti la procura di Salerno ha indagato cinque persone: Barbara Vacchiano, 46 anni, cognata di Marzia; il marito Damiano Noschese di 36 anni; e il figlio ventenne della donna, Vito Vacchiano (tutti difesi dall’avvocato Pierluigi Spadafora); quindi Gennaro Pagano e Gennaro Merola. Ma gli avvisi degli accertamenti tecnici irripetibili sono arrivati, per il reato di sequestro di persona, anche agli altri due figli della Vacchiano, ovvero Annamaria Vacchiano ed al fratellastro minorenne (quest’ultimo indagato dalla procura dei Minori).

È del 10 novembre dello scorso anno il sequestro di un altro cellulare da parte della procura di Salerno, diretta dal procuratore capo Giuseppe Borrelli.

Su questo dispositivo, per il quale è stata disposta una copia forense, sarebbe arrivato un messaggio nel quale si parlerebbe di un corpo da spostare. Un dettaglio che potrebbe tornare utile per comprendere bene la dinamica dell’omicidio o quanto possa essere accaduto alla 29enne di origini milanesi. 

Il messaggio sarebbe stato inviato da uno dei familiari Vacchiano-Noschese ora indagato. Intanto resta in carcere Vito Vacchiano, al quale un paio di settimane fa è stato notificato un provvedimento di aggravamento della misura cautelare (era ai domiciliari) per evasione. In carcere il ventenne sarebbe anche stato picchiato proprio per la vicenda Marzia. 

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È stata la trasmissione «Chi l’ha visto?», mercoledì sera, a trasmettere una testimonianza che, se troverà conferme investigative, potrebbe davvero aprire un altro fronte di indagine nei confronti di chi sapeva e non ha parlato. Ai microfoni di Federica Sciarelli, la testimone racconta di aver visto Barbara Vacchiano prendere a calci e pugni una donna per strada mentre il marito era in auto, e guardava. La donna racconta di aver chiesto l’intervento dei carabinieri ma di non potersi essere fermata e, cosa agghiacciante, che altre persone avrebbero assistito alla scena. Insomma, se quel corpo senza identità dovesse davvero essere di Marzia, potrebbe aprirsi uno scenario investigativo.

Nelle ultime telefonate di Marzia alla famiglia, fatte tutte con il cellulare di Barbara Vacchiano, perché lei non ne possedeva uno, la ragazza avrebbe raccontato al padre di aver firmato delle carte, per un finanziamento; quindi di essere fidanzata con tale Beppe la cui figura non è mai venuta fuori nel corso delle indagini e nessuno lo avrebbe mai visto; infine di essere rimasta incinta. Da Milano si era trasferita in Campania inseguendo l’amore, prima per un napoletano e poi per un ragazzo di Pontecagnano ritrovato morto forse per una overdose. 

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