«Indossi la mascherina», ma lui
insulta e prende a pugni Ketty Volpe

«Indossi la mascherina», ma lui insulta e prende a pugni Ketty Volpe
di Barbara Cangiano
Domenica 3 Gennaio 2021, 06:10 - Ultimo agg. 09:16
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Chi li conosce, sa perfettamente che Enzo Todaro, presidente dell’Associazione giornalisti salernitani e sua moglie Ketty Volpe, esperta Miur, hanno fatto del garbo il loro principale biglietto da visita. Ma la pacatezza dei toni usati per invitare due giovani a indossare la mascherina, non è servita a risparmiare loro un pomeriggio d’inferno, iniziato con una valanga di improperi e terminato con un’aggressione fisica.

Ketty Volpe è sotto choc e non riesce a trovare le parole per raccontare la violenza, a oggi ancora impunita, di cui è stata vittima. «A molti sarà capitato di essere stati mandati al diavolo dopo aver redarguito qualcuno che non adoperava i dispositivi di sicurezza indispensabili per frenare i contagi e vincere il Covid - dice - ma l’arroganza, la violenza e la perseveranza con cui sono stata attaccata, quella non l’avevo fortunatamente mai vissuta».

Volpe e suo marito avevano appena raggiunto un noto bar pasticceria situato tra Mariconda e l’Arbostella ed erano in attesa di prendere un caffè da asporto. Dopo qualche minuto, da una macchina sono scesi due uomini, probabilmente trentenni, uno con la mascherina al collo, l’altro senza.

«Enzo li ha notati, perché erano diretti verso il bar e con fermezza, ma con toni assolutamente pacati, ha chiesto loro di indossarla. Il ragazzo che ce l’aveva al collo l’ha alzata per coprirsi la bocca ed è entrato nell’esercizio commerciale - continua - Il suo amico, invece, ha iniziato a urlare contro di noi. Un crescendo di insulti e minacce, che ci ha spinto a contattare il 113 per segnalare quanto stava avvenendo». Per nulla intimorito, l’uomo ha rincarato la dose, prima strattonando la donna, poi sferrandole due pugni che l’hanno colpita alla spalla e al braccio sinistro. La coppia a quel punto ha richiamato il 113, decidendo di aspettare l’arrivo di una pattuglia. «Ma siccome non è arrivato nessuno, dopo un po’ abbiamo scelto di tornare a casa. Sono basita. Quella persona era mossa da una rabbia inusitata. Non penso di aver mai assistito prima a un tale grado di inciviltà e di incoscienza».

A ferire Volpe non è stata però solo la tracotanza, «ma la povertà umana. Stiamo vivendo una situazione terribile da così tanti mesi che ormai tutti dovrebbero aver capito i pericoli a cui si espongono ed espongono gli altri. E invece non è purtroppo così. Lo Stato siamo noi non è solo uno slogan - incalza - ma è la fotografia di quello che la società dovrebbe interiorizzare. Perché dai comportamenti individuali dipenderà la salute della collettività». Lo spavento c’è stato, ed anche forte: «Non mi aspettavo che quell’uomo mi saltasse addosso. Ma nonostante tutto lo rifarei, sarei prontissima a invitare chiunque mi si presentasse di fronte a mettere la mascherina e a non alzare ulteriormente il livello del rischio. E lo rifarebbe sicuramente anche Enzo, perché sta ad ognuno di noi dare il buon esempio e far comprendere a una quota di irresponsabili cosa sia necessario fare». 

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