Mascherine, il pugno duro divide Salerno:
«Rigore sacrosanto»; «No, è propaganda»

Mascherine, il pugno duro divide Salerno: «Rigore sacrosanto»; «No, è propaganda»
di Barbara Cangiano
Domenica 26 Luglio 2020, 06:10 - Ultimo agg. 10:55
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Paolo Pasquariello, anima del ristorante di Mercatello Papilla Felix, è tra gli operatori commerciali che ieri mattina sono stati controllati dai vigili urbani, capitanati dal sindaco Vincenzo Napoli e dall’assessore all’Annona Dario Loffredo. «Un agente ha provato a farmi una multa perché, all’interno del mio locale, ero sprovvisto di mascherina, ma la mia attività era chiusa al pubblico e in quel momento stavo solo sistemando delle cose». Sanzione scampata, a differenza di altre attività che, prime in Campania, sono finite nella lista nera delle disobbedienti. Il pugno duro di De Luca si è subito fatto sentire. 
 


«Abbiamo passato al setaccio tutti i negozi, non solo bar e ristoranti, spingendoci fino alla stazione - spiega l’assessore - I vigili, divisi in tre turni, hanno monitorato di giorno la zona orientale, di pomeriggio il Carmine e quartieri limitrofi e di sera il centro storico e la sua movida. Esortiamo tutti al rispetto delle regole: non siamo nelle condizioni né psicologiche né economiche di reggere un secondo lockdown, quindi invito tutti, in particolare i più giovani, a non trasgredire, per il bene delle loro famiglie e dell’intera collettività». Per Enrico Leone della pizzeria Funiculì, i controlli annunciati in pompa magna dal presidente della Regione Campania rischiano «di essere solo propaganda. Si pretende giustamente estremo rigore, cosa che molti di noi hanno applicato fin dalla riapertura il 18 maggio, ma poi si autorizza l’apertura delle discoteche, dove si organizzano party con duemila persone. Direi che è un controsenso. Queste persone vengono tracciate? C’è qualcuno che controlla? Io ho i miei dubbi, ma continuo a segnare su un diario generalità e numeri di telefono dei clienti». Un’operazione fondamentale: «Un mio familiare, per motivi di lavoro, era stato in contatto con una delle persone risultate positive. Sottoposto a tampone è fortunatamente risultato negativo. Se questa verifica è stata possibile è solo perché la persona malata, molto scrupolosamente, aveva annotato tutti i nominativi». Favorevole alle multe per i trasgressori (l’ammenda può raggiungere i mille euro, mentre per le attività non in regola si rischia la chiusura fino a trenta giorni), Daniele Trebicka, titolare del bar Vida di via Calenda: «Qui siamo nell’epicentro dei nuovi contagi - dice senza nascondere la preoccupazione - Personalmente non faccio entrare più di due clienti per volta e sempre con la mascherina. Se non ce l’hanno li faccio accomodare fuori.
Non voglio correre nessun rischio e sarebbe preferibile che le forze dell’ordine intensificassero i controlli. In questa zona non abbiamo il piacere di vedere nessuno, eppure i rischi ci sono». Il quartiere ha deciso di autotutelarsi come può: «Ormai - racconta il barista - il 90 per cento delle persone indossa la mascherina anche all’aperto, perché ha paura dopo quello che sta succedendo».

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