Mazzette, il tariffario del giudice
tra cause grandi e «piccerelle»

Mazzette, il tariffario del giudice tra cause grandi e «piccerelle»
di Viviana De Vita
Venerdì 17 Maggio 2019, 06:30 - Ultimo agg. 18 Maggio, 07:20
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«Dall’ufficio acquisti hai avuto certezza che è rientrata sta cosa?» «Sì, sì dovrebbero fare l’ordine già domani, già domani dovrebbero fare l’ordine». E’ una telefonata tra Giuseppe Piscitelli, legale rappresentante di alcune società appartenenti al gruppo “Metoda” e Aniello Russo, amministratore delegato, a svelare i retroscena del patto corruttivo finalizzato a pilotare il contenzioso della Metoda. Non erano infatti tutti uguali i procedimenti destinati a finire sul tavolo del giudice tributario Fernando Spanò che, proprio per favorire quella società di informatica, alzò la posta in gioco. Il magistrato operava una netta divisione classificando i procedimenti in base al profitto che avrebbe potuto trarre da ognuno di loro. A documentarlo sono, ancora una volta, le intercettazioni ambientali, nell’ufficio degli indagati «vero e proprio centro di smistamento dell’attività corruttiva». Le immagini, finite nel fascicolo, mostrano il giudice Fernando Spanò, presidente della IV sezione, consegnare un foglio in mano a Naimoli. In quel documento le cause sono divise in «grandi e “piccirelle”, certamente – scrive il gip nell’ordinanza di custodia cautelare – non facendo in alcun modo riferimento alla loro complessità ma a quanto su di esse si può illecitamente profittare».
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